25 aprile. La parola al Menestrello

 

25 APRILE : UNA FESTA ….PARTIGIANA

 

I partigiani del mitra e moschetto,

quelli delle foibe e del colpo al petto,

sfilano urlanti per le contrade,

lordando di vernice le nostre strade.

 

Sotto i vessilli di un’associazione

che ha fatto dell’ odio la sua ragione,

baldi giovani dai novant’anni suonati

urlano i loro incubi da frustrati.

 

In nome dell’ antifascismo militante,

con una retorica del peggior lestofante,

insultano chi fa della libertà

il programma della sua umanità.

 

Ai combattenti al soldo del Migliore –

che con Stalin fu l’ aedo del terrore -,

si accodano i  nuovi  partigiani:

teppisti, antagonisti, anarchici nostrani.

 

In una guerra senza confini,

accanto ad Duce ecco Salvini;

e il proletario è stato rimpiazzato

dall’ ultimo, insolente immigrato.

 

Dei  colori  della nostra bandiera,

solo nel rosso il partigiano spera,

simbolo di sangue, di strage, di sopruso,

in un eccidio ancora non concluso.

 

I Boldrini intesi come dinastia

fanno dell’Anpi una consorteria,

ove l’ unico verbo da declinare

è il rancore per l’ avversario da decimare.

 

E’ ora di mutar il 25 aprile

in una ricorrenza davvero civile,

chiamandola festa di primavera

in cui davvero si gode e si spera.

 

Ma temiamo che la proposta verrà cassata

da quell’orda a mano armata

che va dai parassiti dei centri sociali

fino ai cattolici dai progressivi mali.

 

E allora il 25 aprile rimarrà una ricorrenza

dall’ insipida, tenebrosa  essenza:

davvero la peggior festa partigiana:

semanticamente, una barbarie nostrana.

 

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1 commento su “25 aprile. La parola al Menestrello”

  1. Gaetano Fratangelo

    Nella storia dell’umanità non è facile trovare chi abbandona il proprio alleato in guerra e, addirittura, gli si schiera contro!
    Quando si sa chi sarà il vincitore, il probabile sconfitto lo abbraccia.
    Si immagini il paragone con due squadre che si scontrano in una partita di calcio, tanto per far capire il ridicolo ed il tragico di tale comportamento
    E’ la morte della Patria e la fine della dignità.
    Si può anche essere contenti della fine di una guerra e di una dittatura ma non c’è niente da festeggiare pubblicamente.
    C’è solo da provare vergogna per ciò che è accaduto all’Italia.
    Invece i cosiddetti liberatori escono dai nascondigli e dicono che loro hanno liberato l’Italia, con il Presidente Mattarella che li paragona agli eroi del Risorgimento!

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