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Signor lo Re a j’ha bin dije…
Chanson de l’Assiette[1]
(Canzone dell’Assietta)
Questa canzone presenta due caratteristiche che la distinguono da tutte le altre che abbiamo esaminato finora. La prima, di evidente immediatezza, è che il testo è in francese e non in piemontese; la seconda che, mentre alcuni testimoni la riportano come di autore anonimo e proveniente dalla val Chisone[2], altri invece la assegnano a David Michelin-Salomon, cantastorie cieco (ma questa menomazione non è certa) del XVIII secolo originario della val Pellice, e precisamente di Bobbio[3].
N’a-t-on jamais vu
un tour si admirable,
les Français résolus
avec leur nez pointu,
partant de leurs pays
en grande foule et en grande presse
pour venir prendre l’Assiette
que nous avons devant;
ohi les impertinents!
Bellisle leur Comandant,
veut avoir l’avantage
d’avancer le premier,
comme un vaillant guerrier
sur les retranchements
y va d’un grand courage
pour gouter la salade;
l’Assiette et sa chaleur
lui à brulé le coeur.
Dix mille fantassins
y ont laissé la vie
voulant tremper leurs doigts
dans l’Assiette des vaudois;
sitôt en approchant
le poivre et la moutarde
leur ont brulé la barbe,
disant: n’avançons pas
nôtre nez dans ce plat.
Quatre cents Officiers
y ont perdu la vie,
pour en avoir pris trop
sont morts sur le carreau;
ils ont été rassasiés
par des grandes muscades
qu’ils ont pris en salade;
le goût étant trop fort
leur à causé la mort.
Tous les autres soldats
qui aimaient la salade
couraient d’un air gaillard
pour en avoir leur part;
mais en s’approchant
de cette Assiette charmante
le courage leurs manque.
Oh ils ont laissé là
l’Assiette et tous ses plats.
Retirez vous, Français
d’autour de nôtre Assiette,
renoncez au ragoût
qui est trop chaud pour vous.
On vous e fait goûter
sur cette Assiette d’herbe
une sauce si verte
qui vous a repoussés
jusqu’au Briançonnais.
Si vous voulez savoir
comment prendre l’Assiette,
il faut être matinier
dans le mis de Janvier,
alors vous la trouverez
cette Assiette charmante
sur una nappe blanche.
Elle ne vous brülera pas
en cette saison-là.
Vous, Comte de Bellisle,
en partant de la France
avec vos bataillons
pour venir en Piémont,
vous aviez résolu,
chevalier de Bellisle,
de venir prendre Exille.
La mort vous a surpris
et Exille n’est point pris.
Il est pourtant chagrinant
de payer une sauce,
être rassasiés
sans en avoir goûté,
car il vous a coûté
d’argent et d’équipage
la vie et le bagage
pour payer le dîner
à ces bons cuisiniers.
Pourquoi venir francais
Nous enlever l’Assiette?
N’y a-t-il pas à Paris
De plus jolies qu’ici?
Nous n’avons que celle-ci,
Et vous vouliez la prendre,
Mais nous pour la défendre
Nous l’avons réchauffée
Pour vous brûler le nez!
Non si è mai visto/ una presa in giro così ammirevole,/ i Francesi risoluti/ coi loro nasi puntuti,/ che partono dai loro paesi/ in gran folla ed in gran fretta/ per venire a prendere l’Assietta/ che noi abbiamo davanti;/ ohi gli impertinenti!// Bellisle loro Comandante,/ volle aver il vantaggio/ di avanzare per primo,/ come un valente guerriero/ sui trinceramenti/ ci vuole un gran coraggio/ per gustare l’insalata;/ l’Assietta ed il suo calore/ gli hanno bruciato il cuore.// Diecimila fantaccini/ ci hanno lasciato la vita/ volendo bagnare le loro dita/ nell’Assietta dei valdesi;/ appena avvicinato/ il pepe e la mostarda/ si sono bruciati la barba,/ dicendo: non allunghiamo/ il nostro naso in questo piatto.// Quattrocento Ufficiali/ vi hanno perso la vita,/ per averne preso troppo/ sono morti sul quadrato;/ sono stati saziati/ da delle grandi noci (moscate)/ che hanno preso in insalata;/ il gusto essendo troppo forte/ ha loro causato la morte.// Tutti gli altri soldati/ che amavano l’insalata/ correvano con un’aria gagliarda/ per averne la loro parte;/ ma avvicinandosi/ a questa Assietta incantevole/ il coraggio loro mancò./ Oh essi hanno lasciato là/ l’Assietta e tutti i suoi piatti.// Ritiratevi, Francesi,/ da intorno alla nostra Assietta,/ rinunciate al ragoût/ che è troppo caldo per voi./ Vi si è fatto gustare/ su questa Assietta d’erbe/ una salsa così verde/ che vi ha respinti/ fino al Brianzonese.// Se voi volete sapere/ come prendere l’Assietta,/ bisogna essere mattinieri/ nel mese di Gennaio,/ allora voi la troverete/ questa Assetta incantevole / su di una tovaglia bianca./ Essa non vi brucerà/ in quella stagione là.// Voi, Conte de Bellisle,/ partendo dalla Francia/ con i vostri battaglioni/ per venire in Piemonte,/ voi avete deciso,/ cavaliere de Bellisle,/ di venire a prendere Exille./ La morte vi ha sorpreso/ ed Exille non è per nulla preso.// È pertanto doloroso/ pagare una salsa,/ essere saziati/ senza aver gustato,/ poiché vi è costato/ denaro ed equipaggiamento/ la vita ed il bagaglio/ per pagare il pranzo/ a questi buoni cuochi.// Perché venire, francesi,/ a toglierci l’Assietta?/ Non ce n’è a Parigi/ di più belle di questa?/ Noi non abbiamo che questa/ e voi volevate prendercela!/ Ma per difenderla/ l’abbiamo riscaldata/ fino a bruciarvi il naso.
Testo
La canzone, che comincia a circolare poco dopo la battaglia, prende spunto dall’eccezionale ed ardimentosa difesa della “testa dell’Assietta” da parte delle truppe sabaude. Il testo è giocato sul doppio significato del termine, assiette in francese, mentre in piemontese suona assieta o sieta (con aferesi iniziale), che vale letteralmente “scodella, piatto di portata” (di insalata, in questo caso): la forma del luogo, che ricorda appunto un gran piatto, diede nome al colle. Il racconto assume quindi un tono marcatamente ironico nei confronti degli sconfitti.
Alcune edizioni aggiungono, in coda al testo, quest’ultima strofa che sembrerebbe proporci una sorta di senhal (v. 4) per assegnare la canzone al suo supposto Autore.
Qui n’a fait la chanson
La chanson de l’Assiette
Si on considère bien
Ce sera Michelin
Pour rire des Français
Qui voulaient par adresse
Nous enlever l’Assiette.
Buvons à la santé
De ceux qui l’ont gardée.
Chi ha fatto la canzone/ La canzone dell’Assietta/ Se si considera bene/ Sarà Michelin/ Per ridere dei Francesi/ Che volevano con destrezza/ Toglierci l’Assietta./ Beviamo alla salute/ Di quelli che l’hanno difesa.
Vicenda
La battaglia dell’Assietta (19 luglio 1747), ad una quota attorno ai 2.500 metri di altitudine della giogaia che separa le alte Valli della Dora Riparia e del Chisone, è un episodio bellico che si colloca nel quadro della Guerra di Successione austriaca (1740-1748, conclusa con la pace di Acquisgrana), che fu combattuta dalla Francia, e la sua alleata Spagna, contro l’Austria, alleata dell’Inghilterra e del regno di Sardegna[4].
La Francia vuole invadere il Piemonte passando dal Monginevro: comandante in capo dell’esercito è il Duca Louis Armand, cavaliere di Bellisle (o Belle-Isle). Giunto a Cesana, in valle Susa, il Bellisle viene a sapere che, nei pressi dell’Assietta, vi è un gruppo di forze piemontesi e decide di sbarazzarsene, impiegando nell’impresa 32 (chi dice 39) battaglioni, mentre i piemontesi dispongono solamente di 9 battaglioni, con truppe scelte valligiane, tra cui parecchi valdesi, e col rinforzo nominale di 4 battaglioni austriaci, che però resteranno in gran parte al di fuori della battaglia[5].
Bellisle attacca con tre colonne da tre direzioni diverse, ma la resistenza piemontese è disperata, tanto che il comandante generale piemontese, conte Cacherano di Bricherasio, dal Grand Serin, dove si trova anch’egli attaccato, manda a dire tre volte ai soldati sull’Assietta di ripiegare[6].
Nonostante l’estremo impegno delle truppe francesi, che ormai ne fanno una questione di prestigio, tanto che lo stesso Bellisle va all’attacco, cadendo però ucciso, i piemontesi resistono fino a che, rimasti senza munizioni, devono ricorrere alle pietre[7]. Intanto sopraggiunge la notte e gli assalitori devono ripiegare a valle, lasciando sul campo più di 5.000 soldati e 430 ufficiali tra cui lo stesso comandante in capo. Piemontesi ed austriaci ebbero in totale poco più di 200 morti.
Secondo una leggenda di Pragelato, in val Chisone, nel canalone di accesso al colle, da allora chiamato “vallone dei morti”, è possibile ascoltare, nelle notti di vento, il lamento dei moribondi unito al gemito delle anime dei soldati uccisi in battaglia.
Personaggi
Cavaliere di Belleisle
Louis Charles Armand Fouquet duca (anche se nella canzone è definito come “conte”) de Belle-Isle, detto anche Chevalier de Belle-Isle, citato anche come Bellisle (Agde, 1693-Pianoro dell’Assietta, 1747), era nipote del sovrintendente Fouquet e fratello del maresciallo di Francia Charles Louis Auguste Fouquet de Belle-Isle. Combatté in tutt’e tre le guerre di Successione del Settecento, spagnola (come capitano e poi colonnello), polacca (venne nominato brigadiere e poi maresciallo di campo) ed austriaca, morendo – come si è detto – nella battaglia dell’Assietta.
Bricherasio
Giovanni Battista Cacherano conte di Bricherasio (Bricherasio, 1706-ivi, 1782), comandante in capo delle truppe austro-piemontesi all’Assietta. Nel 1734 egli costituì a proprie spese, come si usava a quel tempo, il reggimento di Fanteria La Regina (oggi 9º Reggimento Fanteria). Con questo reggimento partecipa in Italia alla guerra di successione polacca. Durante la guerra di successione austriaca, nel 1742, combatte in valle Varaita ed alla Madonna dell’Olmo, presso Cuneo, dove viene ferito. Nel 1744 è promosso al grado di generale di brigata, l’anno successivo a quello di maggior generale e nel 1747 a quello di tenente generale. Con tale grado comanda le truppe che devono proteggere la valle di Susa e le fortezze di Fenestrelle e di Exilles contro gli eserciti francesi e spagnoli. La battaglia dell’Assietta rimane il suo più grande successo militare. Nel 1751 è nominato viceré e capitano generale della Sardegna, nel 1755 diviene Governatore di Tortona e nel 1758 di Alessandria; infine, nel 1763, è nominato governatore della cittadella di Torino. Nel 1771 viene promosso Generale della Fanteria e Gran Maestro dell’Artiglieria. Trascorre gli ultimi anni della sua vita dedicandosi ai suoi possedimenti di Bricherasio, nei pressi di Pinerolo, dove muore nel 1782.
Conte di San Sebastiano
Paolo Federico Novarina, conte di San Sebastiano, nato nel 1710, era figlio di Ignazio Francesco Novarina,morto nel 1724, primo marito di Anna Teresa Canalis di Cumiana, marchesa di Spigno, sposata morganaticamente da Vittorio Amedeo II nel 1730, l’anno stesso della sua abdicazione. Come ufficiale dei Granatieri; Paolo Novarina di San Sebastiano nel 1746 aveva partecipato con estremo coraggio all’assalto notturno delle ridotte di Valenza, riportando un encomio e svolgendo poi una brillante carriera. Nella battaglia dell’Assietta, pur essendo già Tenente Colonnello, ebbe il ruolo di Maggiore ed il battaglione da lui comandato era assestato sulla Testa dell’Assietta, contro la quale mossero le due colonne francesi comandate dai generali D’Arnault e D’Andelot.
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[1] Testo e melodia sono state pubblicati da Federico Ghisi ed Emilio Tron in Anciennes chansons vaudoises; Torre Pellice 1947; il testo era già comparso anche nella raccolta di Rino Balma ed Alberto Ribet Vecchie canzoni della nostra terra (Pinerolo 1931) in una differente versione. La melodia corrisponde a quella di La cambo me fai mau, attribuita a Nicolas Saboly (sec XVII).
[2] Il fatto che il colle dell’Assietta sia sul displuvio tra le valli Dora e Chisone non è di per sé indicativo della provenienza clusonense della canzone. La battaglia infatti fu così nota al tempo che la sua fama si diffuse non solo in tutte le valli alpine del Regno, ma anche nelle regioni pianeggianti dello stato. Piuttosto, è sintomatico che il suo presunto autore fosse un “religionario” (così si chiamavano allora i valdesi), poiché una discreta parte delle truppe sabaude partecipanti allo scontro era costituita da battaglioni arruolati tra i valligiani valdesi sudditi del Re di Sardegna.
[3] Assolutamente destituita, invece, di ogni fondamento è la notizia, nata presumibilmente per puro orgoglio localistico e riportata da alcuni, che autore ne fosse il poeta Norberto Rosa di Avigliana (1803-1862).
[4] Durante tale guerra un altro famoso episodio che riguarda una città italiana fu la rivolta di Genova (1746), guidata da G. B. Perasso (Balilla) contro gli austriaci. È da notare la miopia di parecchi storici risorgimentali che, pur di celebrare lo spirito italiano di indipendenza anticipatore del risorgimento, non esitarono ad innalzare agli allori la figura di questo ragazzetto popolano per il fatto di aver guidato una lotta popolare contro gli austriaci, che però, guarda caso, in quell’occasione non avrebbero dovuto essere trattati da nemici, in quanto alleati dello stato sabaudo, mentre a quel tempo Genova era ancora repubblica, alleata con Francia e Spagna e quindi nemica dei Savoia.
[5] Nell’immaginario epico successivo i difensori dell’Assietta furono paragonati ai 300 spartiati di Leonida, difensori delle Termopili dall’attacco dei Persiani. L’Assietta stessa fu anche definita le “Termopili piemontesi”.
[6] La prima volta si stacca dall’Assietta il gen. Alciati con qualche reparto, ma siccome la posizione gli pare ancora difendibile (e d’altra parte, se cade l’Assietta è la disfatta) vi lascia il conte di San Sebastiano. La seconda volta quest’ultimo risponde che per il momento i suoi possono ancora resistere. La terza volta infine è impossibile ritirarsi in buon ordine.
[7] La leggenda vuole che in questa occasione sia nato il soprannome di bogianen (”non muoverti”) dato ai piemontesi. Soprannome che non solo non ha il senso dispregiativo che altri credono (“quelli che non si muovono, che non hanno iniziative, che stanno sempre nel loro nido”), ma au contraire ha un significato altamente positivo: “Coloro che anche in situazioni sfavorevoli non abbandonano il loro posto”.