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In queste giornate così strane è normale essere preoccupati. E la preoccupazione viaggia, dal timore, ora e adesso, della malattia, alla preoccupazione per le persone a cui vogliamo bene, al pensiero di un domani in cui la ripresa economica sarà difficile.

È normale essere preoccupati. È, a mio modesto avviso, improprio essere stupiti. Cosa ci aspettavamo? Abbiamo forse un governo serio a Roma, ma, soprattutto, il che è ben più importante, abbiamo una guida cattolica a capo della chiesa cattolica?

Non vorrei nemmeno sprecar parole su Conte & C., la tragicomica Armata Brancaleone che nell’epidemia ha trovato una insperata proroga di sopravvivenza, ma che è riuscita finora a creare tanta di quella confusione e di quel panico, da risultare addirittura ammirevole (in negativo, beninteso).

Il governo di Giuda e di Taide sparirà, speriamo a breve, e se ne parlerà solo nelle barzellette.

Andiamo all’argomento ben più importante: la chiesa. O la Chiesa? Fate voi. Se usiamo la “C” maiuscola, si parla dell’unica Chiesa, la Chiesa cattolica. Ma, non da oggi, dobbiamo usare la “c” minuscola.

Per la prima volta nella Storia, le chiese saranno chiuse a Pasqua. A chiederne l’apertura, il primo personaggio di spicco è stato Salvini. Ma sappiamo che la sua richiesta sarà dispersa nel vento, perché la CEI è troppo preoccupata, in perfetta obbedienza al CEO di Santa Marta, di dimostrare al mondo il suo disciplinato allineamento. E poi sappiamo bene che Salvini è l’uomo cattivo “a prescindere”. Famiglia Cristiana, venduta in tutte le parrocchie, docet.

Un papa cattolico e dei vescovi cattolici avrebbero alzato la loro voce autorevole, facendo notare che le distanze di sicurezza e le altre misure di prevenzione, come si prendono nei supermercati, si potrebbero benissimo prendere in chiesa. Fedeli distanziati uno dall’altro (e purtroppo è da tempo che non c’è più il problema delle chiese troppo affollate) et similia. Ma è gravissimo privare il popolo del beneficio oggettivo dei Sacramenti. E parlo, da cattolico qualsiasi, non certo da teologo, di beneficio effettivo, perché comunque sappiamo bene che Cristo non è un “concetto” vagamente sentimentale, ma è una presenza viva e salvifica nell’Eucaristia.

Che c’è da stupirsi? La vita eterna pare che sia l’ultimo argomento che interessa, da Santa Marta, in giù andando nella scala gerarchica. E del resto, che dobbiamo attenderci da chi ha messo in Vaticano una statua (oltretutto brutta) dell’eretico Lutero? Da chi ha profanato la chiesa con l’esposizione del grottesco idolo chiamato “pachamama”? Da chi in mille occasioni ha negato l’unicità della Fede cattolica? Eccetera, eccetera.

Non c’è davvero da stupirsi. E, grazie al Cielo, sacerdoti che hanno ancora la Fede ci sono, e lo hanno dimostrato in questi tempi, magari con iniziative isolate, ma importantissime, come portare il Santissimo per le vie di una città e benedire.

Che possiamo fare? Sopportare, offrire questa sofferenza a Nostro Signore, e intensificare le preghiere. Sappiamo che la Chiesa non può essere travolta dal demonio, perché ce lo ha promesso Gesù stesso. Non sappiamo, ora, dove sia materialmente individuabile questa Chiesa. Ma sappiamo anche che se due o tre saranno riuniti nel Suo nome, Cristo sarà con loro.

Quindi, tiremm innanz e non perdiamoci d’animo. Lasciamo alle cretinerie del mondo le consolazioni come le belle e inutili frasi (“andrà tutto bene”. E chi l’ha detto?) e ricordiamoci che la Storia ci dà esempio di situazioni ben più difficili, in cui la Fede alla fine ha trionfato. Valga per tutti, l’esempio recente della Russia, che dopo settant’anni di feroce ateismo di Stato, ha conosciuto un grande risveglio spirituale.

E da ultimo, consentitemi una riflessione.

Non voglio addentrarmi in una discussione troppo ardua per la mia preparazione culturale: questa epidemia è un castigo di Dio? Non lo so. Sappiamo però con certezza che nulla può avvenire, se Dio non lo consente.

E allora io credo che sarà opportuno per tutti (e io mi metto al primo posto) fare una seria riflessione e chiederci se abbiamo fatto davvero tutto ciò che potevamo per contrastare la spaventosa deriva di fede e di morale che ha travolto, non da oggi, la società.

Aborto libero e gratis. Apologia e propaganda del ripugnante peccato dell’omosessualità. Eutanasia. Materialismo scatenato. Distruzione della famiglia. Negazione dell’unicità della Fede cattolica. E potremmo andare avanti con altre piacevolezze.

Se anche questa epidemia non è un castigo di Dio, è  di sicuro ampiamente meritata.

Si chiamava, e si chiama, “esame di coscienza”. Ci farà un gran bene anche perché se, una volta passata questa epidemia, tutto tornerà come prima, allora saremo davvero meritevoli di altri e ben più pesanti castighi.

Dio salvi l’Italia

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1 commento su “Che c’è di strano?”

  1. Roberto Smaniotto Brinc

    Tutto vero! Senza bisogno di alzare i toni, con lucida consapevolezza cristiana, l’amarezza di essere invisi, traditi, da tanti pastori, via via fino a chi è nel ruolo di Vicario, provoca smarrimento, dolore…. Fa bene leggere queste parole, non ci si sente più soli…. NSG C non ci abbandonare da chi andremo? A chi ci rivolgeremo? Quanto durerà questo calvario? Signore affretta la Tua venuta.

I commenti sono chiusi.

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