Grazie a Gianni Rivera, un uomo serio (e quindi libero)

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Per chi, come me, è un “diversamente giovane”, Gianni Rivera è stato un idolo (calcistico, beninteso). Era uno sportivo completo, un giocatore al tempo stesso elegante e potente. Rivera era il migliore in assoluto ai tempi di un calcio che era sport e non era ancora diventato la folle macchina da soldi del giorno d’oggi. Le maglie dei calciatori non grondavano di scritte pubblicitarie degli sponsor e un calciatore professionista guadagnava senza dubbio bene – e del resto la cosa aveva un senso, perché la vita professionale di uno sportivo è breve – ma non arrivava di certo agli scandalosi livelli attuali.

Era un mondo diverso. Era quel mondo sportivo in cui lui, Gianni Rivera, se non il più grande di certo uno dei più grandi, al fischio di inizio della partita si faceva il segno della Croce. Iniziava un’impresa importante e l’uomo saggio si affidava non solo alle sue capacità, ma anche al Signore.

Era anche il tempo in cui tanti sportivi potevano essere presi come esempio per la gioventù. Altri tempi, migliaia di anni fa.

Dobbiamo quindi ringraziare Gianni Rivera, perché di nuovo, da vero campione, è stato capace di “farci sognare”, di strappare quell’applauso che viene spontaneo davanti a una bella impresa.

Il nostro campione ha dato un esempio di libertà, quindi di dignità. Ha fatto una cosa straordinaria in questi tempi in cui il consenso generale, acritico e pecoresco, è diventato una folle religione.

Ha dichiarato al giornalista Bruno Vespa, in una trasmissione televisiva molto seguita, che lui, Rivera, non ci pensa neanche a fare il mitico Vaccino, con la “V” ben maiuscola, il vaccino che non è un vaccino, è un atto di fede pagana, è un dovere indiscutibile, è la salvezza universale.

Qui non mi interessa discutere sul vaccino. Chi è così coraggioso da leggermi sa bene come la penso in materia.

Qui mi interessa ringraziare Gianni Rivera, che ancora una volta ha dimostrato di essere un vero campione, perché ha messo la nota stonata nello stucchevole coro del consenso, perché ha dimostrato di essere un uomo libero, di essere ciò che, a quanto pare, non interessa più al belante gregge intossicato dalla propaganda di regime.

Il Bruno Vespa è andato in tilt. E ben gli sta, così magari si ricorderà che il giornalista non è il portavoce del Potere, non è il costruttore del consenso, ma dovrebbe essere quel professionista che informa, che aiuta il pubblico a capire, che approfondisce liberamente e seriamente.

E per chiudere vorrei ricordare un altro esempio di libertà che ci venne da Rivera. Nel 2012 l’allora commissario tecnico della Nazionale, Cesare Prandelli, evidentemente desideroso di mostrarsi disciplinato e ossequiente al Pensiero Unico che già ammorbava l’aria, fece un curioso appello al cosiddetto “coming out” ai calciatori “gay”. Insomma, invitò i calciatori omosessuali a farlo sapere coram populo.

Rivera nell’occasione si limitò a dire: «ognuno si organizza la vita come vuole, ma non sapevo neanche che nel mondo del calcio ci fossero dei gay, è una novità assoluta per me. Se c’erano giocatori gay ai miei tempi e non lo dicevano, potrebbero fare la stessa cosa adesso. Non capisco a cosa possa servire dirlo in giro, mica gli eterosessuali lo vanno a dire in pubblico».

Poche e chiare parole di buon senso. Parole di un uomo libero.

Grazie, Gianni Rivera. Ci hai fatto sognare nei favolosi anni sessanta e settanta, con il tuo numero 10 sulla maglia. Ci hai fatto sognare anche oggi, con il tuo esempio di dignità e libertà.

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5 commenti su “Grazie a Gianni Rivera, un uomo serio (e quindi libero)”

  1. PAOLO DI GENOVA

    Oltre a Rivera ricordiamo anche Mazzola e Gigi Riva come grandi calciatori di altri tempi, uomini tutti di un pezzo, vere bandiere sportive delle rispettive squadre e veri italiani. Ricordo che Rivera era anche soprannominato “l’abatino” per il suo modo gentile di giocare. Come genoano,vorrei ricordare anche Roberto Pruzzo di Crocefieschi, il più grande centravanti rossoblu.

  2. La verità sul bombardamento mediatico a senso unico, e sulle pagliacciate da delirium onnipotentis di Bruno Vespa e del dr Burioni (di cui hanno già fatto le spese il dr Amici e Gianni Rivera):
    http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/televisione-e-rete/10194-i-virus-sono-loro

    Un quadro realistico dell’allucinante situazione odierna nel nostro “ex Bel paese” :
    “Non si può dialogare con chi definisce razzista e fascista chi esprime opinioni diverse dalle sue, e, di nuovo, ricorre alla magistratura per far mettere sotto processo non chi, violando le leggi italiane, entra con la forza nei porti, speronando le unità della Guardia Costiera, ma chi, da ministro, cerca di fermare tali atti illegali, a tutela della sovranità italiana e a difesa dei cittadini onesti….la falsa chiesa vuole spingerci a un dialogo suicida, a un dialogo a senso unico dal quale usciremmo distrutti, perché la controparte non ha la minima intenzione di dialogare…quando l’esercito…

  3. Senza nulla togliere ai due ottimi interventi di Rivera, eviterei “beatificazioni”.
    Vorrei ricordare che il “cattolico’ Rivera aveva un dubbio padre spirituale e che era alquanto libertino, come dimostra il suo “libero” rapporto con Elisabetta Viviani, figlio compreso.
    Anni fa Gnocchi e Palmaro esaltavano la cattolicità di Sordi ed altri, anche di recente, del predicatore Celentano.
    Andiamoci piano.
    Antonio

    1. Caro Antonio,
      come avrà visto, nell’articolo non scrivo nulla sulla spiritualità di Rivera, sulla sincerità della sua Fede cattolica o sulla moralità della sua vita.
      Mi limito ai fatti: e i fatti ci dicono che nel triste coro dei belati, Rivera non ha belato, ma ha parlato da uomo libero, come già aveva fatto in altre occasioni. Se molti cattolici dalla condotta ineccepibile avessero la stessa chiarezza e la stessa schiena dritta che Rivera ha mostrato di avere, forse la dittatura che ci asfissia si sarebbe già
      polverizzata…
      Un cordiale saluto
      Paolo Deotto

  4. Ogni tanto qualche voce “stonata” fa bene alla salute: del corpo ed anche dello spirito.

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