Guerra al contante: premessa alla dittatura delle banche

 

Un importante libro della Gingko Edizioni denuncia il pericolo che sta correndo il diritto che abbiamo di disporre liberamente dei nostri soldi

 

Finalmente qualcosa si muove per contrastare il progetto dittatoriale dei neocolonizzatori che stanno impadronendosi delle leve del potere con l’obiettivo di trasformare la democrazia in bancocrazia. «Il Nuovo Arengario», che da sempre combatte il signoraggio bancario e denuncia il vergognoso e folle progetto di impedire ai cittadini di usare i propri soldi come meglio credono, non si sente più solo, in questa difficile e impegnativa battaglia. E’ appena arrivato in libreria il nuovo libro di Cosimo Massaro «Usurocrazia svelata», stampato dalla Gingko Edizioni, la nuova e battagliera casa editrice di Verona creata a diretta da Angelo Paratico. Un rapido sguardo alla copertina ci fa capire quale è l’obiettivo di Massaro, scrittore ed esperto di politiche monetarie. Accanto al titolo, leggiamo infatti le seguenti frasi: «Signoraggio bancario» e «Attacco alla civiltà cristiana».

Da mesi, ormai, si continuano a leggere i folli propositi di chi ritiene di avere diritto di emanare leggi senza poter più contare sull’appoggio della maggioranza della popolazione. «Chi governa oggi il mondo?», si chiede, nella prefazione al volume, Alessandro Meluzzi, popolare e autorevole protagonista della seguitissima trasmissione televisiva di Rete 4 “Quarto Grado”. E si risponde: «Quelli che hanno vinto la seconda Guerra Mondiale». Ovvero, «i 15 gruppi bancari e finanziari più importanti del mondo». E chi è al vertice di queste banche? Ancora Meluzzi: «Una ventina di cognomi. Sempre gli stessi». Siamo di fronte ad un signoraggio bancario che, con il benestare e la complicità di chi siede ai banchi del governo, pretende di toglierci il diritto di disporre liberamente dei nostri soldi.

Riprendo da «La guerra al contante. I vari volti della dittatura», scritto e pubblicato su “Il Nuovo Arengario” dal nostro direttore Paolo Deotto ai primi dell’ottobre scorso:

«Il governo di Giuda annuncia, tra le altre meraviglie prossime venture, la guerra all’uso del contante. Una proposta ricorrente, sempre mascherata con lo scopo ipocrita di “combattere l’evasione fiscale”, ma che con la gang attualmente al governo rischia di diventare realtà. Nella visione di lorsignori, il contante dovrebbe sparire e tutti, disciplinatamente, dovremmo avere in tasca bancomat, carta di credito, carte prepagate et similia. Andate a prendere il caffè? (euro 1,00). Pagate con la carta (anzi, la card, essendo l’italiano una lingua estinta). Andate a comprare il giornale? (euro 1,50). Pagate con la card. Eccetera. Facilitazioni per chi si allinea, gravami fiscali per gli indisciplinati».

Non c’è dubbio che sia giunto il momento di opporsi a queste inaccettabili prevaricazioni. Tipiche di un sistema dittatoriale, tra l’altro posto in atto senza che neppure esista la minima parvenza di un dittatore. Di Maio? Conte? Grillo? «Ma mi facci il piacere!», direbbe Totò.

Mi permetto di riprendere ancora un brano di quell’importante articolo di Paolo Deotto: «Prendiamo come esempio una banconota, diciamo da 50 euro. Con quella banconota pago il conto al ristorante. Il ristoratore con quella stessa banconota paga un fornitore, il fornitore con quella stessa banconota paga il pieno di carburante per il suo furgone… e potremmo andare avanti all’infinito. La sostanza è una sola: quei 50 euro continuano ad essere 50 euro, che possono circolare, in teoria, all’infinito e ognuno dei partecipanti alla “catena” avrà ricevuto ciò che gli spettava.

«Viceversa, se pago il conto al ristorante con la card, e poi il ristoratore paga con lo stesso sistema il fornitore, che paga con lo stesso sistema il benzinaio, eccetera, eccetera, ognuno di quei passaggi si traduce in una commissione incassata dalle banche che intervengono nel movimento di denaro, l’una addebitando il debitore, l’altra accreditando il creditore. Tante commissioni, piccole certamente, prese una a una, ma che diventano mucchi di denaro (creato dal nulla) sul gran numero di operazioni.

«E così, ancora una volta, guarda caso, si coniugano armoniosamente due concetti: stato di polizia e arricchimento del sistema bancario. Per cancellare il delirio dell’uso obbligatorio dei pagamenti elettronici, basterebbe ricordare una banale verità: del mio denaro sono padrone io, e posso farne ciò che voglio. Se lo Stato presume che io disponga di danaro ricavato da attività illecite, lo dimostri e mi sanzioni, sequestrandomi anche il frutto dell’illecito. Altrimenti, mi lasci in pace».

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1 commento su “Guerra al contante: premessa alla dittatura delle banche”

  1. Il pagamento elettronico conviene alla banche Che così guadagnano ad ogni operazione commerciale effettuata con la card ,mettendo così le loro zampe ‘legalmente’ nelle tasche di coloro che sono costretti ad usarla. Un flusso di denari che purtroppo non sarà utilizzato dagli Stati per creare posti di lavori.

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