Il giorno del Natale del Signore

E’ possibile stabilire in quale giorno Gesù è nato?

Secondo l’interpretazione demitizzante, che vorrebbe negare la storicità dei vangeli, il 25 dicembre sarebbe stato adottato quale data di nascita di Gesù per soppiantare la festa pagana del Sole invitto (Sol Invictus). Tale festa si celebrava in quello stesso giorno, dacché l’imperatore Aureliano, il 25 dicembre del 274, aveva consacrato un tempio a quel culto.

La fissazione del Natale di Gesù alla data del 25 dicembre sarebbe, quindi, “un’operazione consapevole e programmatica, tassello di quel processo di cristianizzazione più o meno forzata dell’Impero Romano portata avanti soprattutto nel IV secolo (da Costantino e Teodosio in primis)” (Sabrina Antonella Robbe, 25 dicembre, storia, falso o pia tradizione?, http://www.laporzione.it/2013/12/28/tdp-133/).

Ma è proprio così?

Proverò a smontare questo teorema demolitorio.

 

Giotto, la Natività, Cappella degli Scrovegni, Padova

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Le testimonianze storiche

a) La depositio martyrum

La prima accertata attestazione della Natività di Gesù recante la data 25 dicembre risale al 336. La si ritrova nel Chronographus, opera redatta dal letterato romano Furio Dionisio Filocalo nel 354.

Cos’è il Chronografo?

E’ una raccolta di testi del IV secolo, che assomma un elenco di consoli, di prefetti di Roma (dal 254 al 354), una duplice redazione dei Fasti consolari romani, una cronaca universale, una cronaca degli imperatori di Roma fino a Licinio, una descrizione di Roma per regioni, nonché la depositio martyrum (una lista di martiri) e la depositio episcopum (una lista di vescovi di Roma che si arresta a Papa Silvestro I † 335).

Nella depositio martyrum la data del 25 dicembre è accompagnata dall’indicazione:

VIII kal. ian. natus Christus in Betleem Iudeae” – ossia:

l’ottavo giorno delle calende di gennaio (equivalente al 25 dicembre) è nato Cristo in Betlemme di Giudea – (Chronographus, XII: Depositio martyrumMGH Chronica Minora I, Migne, 1892, pp.71-2).

La lista è databile al 336, in quanto non vi si trovano riferimenti successivi. Tuttavia, non è escluso che le datazioni indicate rappresentino solo una tappa redazionale e si riferiscano a tradizioni già consolidate. Pertanto, non è possibile fissare “l’apparizione della liturgia ch’esse attestano” automaticamente alla data lì riportata (José Ruysschaert, Á propos de quelques textes romains du IV s. relatifs à Pierre et à Paul, in Archivium Historiae Pontificiae vol. 7, 1969, Roma). Piuttosto, appare storicamente sensato retrodatarla.

In effetti, l’istituzione di una festa liturgica con data propria è solo l’ultimo atto di un processo, che contempera, innanzitutto, la fissazione della memoria tramandata del fatto e, successivamente, la nascita della devozione ad esso collegata.

Bisogna, inoltre, considerare che la memoria degli eventi evangelici è stata gelosamente custodita nelle piccole comunità cristiane dei primi 3 secoli. Esse, immerse in un mare di paganesimo, erano contrastate e perseguitate per motivi religiosi e politici e, quindi, tendevano a non pubblicizzare i loro culti. La memoria delle ricorrenze certamente si tramandava da credenti a credenti, ma non automaticamente e immediatamente si traduceva in culto liturgico. Fra memoria e culto dobbiamo, di norma, prevedere necessariamente un intervallo temporale.

Pertanto, circa la ricorrenza liturgica del Natale, si può affermare che, “quando la Chiesa celebra la nascita di Gesù nella terza decade di dicembre, attinge all’ininterrotta memoria delle prime comunità cristiane riguardo ai fatti evangelici e ai luoghi in cui accaddero” (Tommaso Federici, 25 dicembre, una data storica, in 30 giorni, anno XVIII, novembre 2000, p. 63-68).

Un’omelia del 386 sul Natale, in cui Giovanni Crisostomo sostiene che la Chiesa di Roma conosceva il vero giorno (il 25 dicembre), perché gli atti del censimento eseguito per ordine di Augusto in Giudea si conservavano negli archivi pubblici di Roma, accredita quest’ultima ipotesi (Giovanni Crisostomo, Sull’anniversario della nascita del Salvatore 2 PG 49, 352-353).

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Ippolito di Roma e Sesto Giulio Africano

Ma esiste una testimonianza, molto più antica, di Ippolito di Roma, che nel suo Commento a Daniele, databile al 204 scrive:

Riguardo alla prima Venuta del Salvatore nella carne, quando nacque in Betlemme, [occorre sapere che avvenne] otto giorni prima delle calende di Gennaio (25 dicembre), il quarto giorno della settimana (Giovedì)…” (Ippolito di Roma, Commentario a Daniele, 4.23.3).

L’indicazione, considerata un’interpolazione (un’aggiunta) da molti esegeti, è stata recentemente avvalorata da J. Ratzinger, prima in un libro (J. Ratzinger, Immagini della speranza. Le feste cristiane in compagnia del Papa, San Paolo ed., 2005), poi in una catechesi che ha tenuto da Papa:

Il primo ad affermare con chiarezza che Gesù nacque il 25 dicembre è stato Ippolito di Roma, nel suo commento al libro del profeta Daniele, scritto verso il 204” (Benedetto XVI, Udienza generale del 23 dicembre 2009).

Ci sono poi un’annotazione della Cronografia di Sesto Giulio Africano (221 d.C.) e un passo della Seconda Omelia sull’annunciazione alla Vergine Maria di Gregorio Taumaturgo (205-265 d.C.), che indicano il 25 marzo come data dell’annuncio a Maria da parte dell’angelo. Esse comproverebbero per via indiretta la data del 25 dicembre come data della Natività di Gesù (si veda Susan K. Roll, Toward the Origin of Christmas, 1995, p.79), in quanto ne porrebbero il concepimento esattamente 9 mesi prima.

Occorre, infine, ricordare che fino a quando non è stato pubblicato l’Editto di Milano (313 d.C.), i cristiani erano fortemente perseguitati. Quindi, anche se avessero festeggiato il Natale al 25 dicembre non lo avrebbero potuto fare in modo pubblico. Secondo alcuni studiosi, alcune preghiere e inni e natalizi sarebbero precedenti al 313 e avvalorerebbero questa ipotesi (Daniel-Rops, Prières des Premiers Chrétiens, Paris: Fayard, 1952, pp 125-127, 228-229, citato in M.T. Horvat, Christmas Was Never a Pagan Holiday).

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Un’annotazione di Luca che apre nuovi scenari

Nel suo Vangelo Luca, raccontando dell’annuncio dell’Arcangelo Gabriele a Zaccaria che avrebbe avuto un figlio, il cui nome sarebbe stato Giovanni, menziona alcuni particolari, che non possono essere assolutamente letti come simbolici o, tantomeno, teologici:

  1. “…c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa…” (Lc 1,5);
  2. Ora, avvenne che mentre egli prestava il suo servizio sacerdotale nel turno della sua classe davanti a Dio, secondo l’usanza del sacerdozio sacerdotale, gli toccò in sorte di bruciare l’incenso, entrando nel santuario del Signore…” (Lc 1,8-9).

Abbiamo qui il rimando a due fatti:

  1. il primo, specifico e puntuale: l’appartenenza di Zaccaria alla classe di Abia;
  2. il secondo, più generale: le turnazioni sacerdotali nel Tempio di Gerusalemme, che, secondo le disposizioni di Davide, come attesta il Primo libro delle Cronache (1Cr 24,1-7.19), implicavano 24 turni per le 24 classi sacerdotali dell’Israele antico (2 turni l’anno per ciascuna da sabato a sabato). Ed era questo, all’epoca di Luca, un fatto risaputo e, quindi, verificabile.

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Annnuncio dell’angelo a Zaccaria, Domenico Ghirlandaio, Firenze (cappella Tornabuoni  in Santa Maria Novella)

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Il Libro dei Giubilei

Proprio questi particolari, apparentemente secondari, si sono rivelati fondamentali dopo la scoperta nel 1947, nelle grotte di Qumran (località del deserto giudaico non distante da Gerusalemme), di preziosissimi manoscritti, colà nascosti dalle comunità degli Esseni e risalenti a prima della distruzione del Tempio di Gerusalemme (avvenuta ad opera dei Romani nel 70).

Tra questi spicca il Libro dei Giubilei, del II secolo a.C., in cui sono elencati i turni delle classi sacerdotali al Tempio di Gerusalemme. Da esso risulta che la classe di Abia (quella di Zaccaria), l’ottava delle 24 che ruotavano nell’officiatura, entrava nel Tempio nella settimana compresa tra il 23 e il 30 settembre, una delle due volte in cui era di turno.

La notizia indica una data storica esterna, non biblica, patristica e liturgica, che conferma il racconto di Luca, avvalorando le date della tradizione della Chiesa. Nota uno studioso italiano:

Se Zaccaria è entrato nel Tempio il 23 settembre, giorno in cui secondo Luca ha ricevuto l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele che avrebbe avuto un figlio, il cui nome sarebbe stato Giovanni, questo vuol dire che il Precursore del Signore potrebbe essere nato intorno al 24 giugno. Guarda caso gli stessi giorni in cui la Chiesa commemora nel calendario liturgico, già dal I secolo, sia il giorno dell’Annunciazione a Zaccaria che la nascita di Giovanni” (Michele Loconsole, Gesù nacque la notte del 25 dicembre. Lo dicono gli storici e l’archeologia, Zenit 25-12-2009).

Del resto, la festività dell’Annuncio dell’arcangelo Gabriele a Zaccaria è una festa presente nella Chiesa primitiva giudeo-cristiana fin dal I secolo e la sua memoria è fissata proprio al 23 settembre.

Se ne ricava che “nel ciclo di Cristo Signore, che Luca pone in forma di un dittico speculare con quello del Battista, l’annunciazione a Maria Vergine di Nazareth nel mese sesto dopo la concezione di Elisabetta (Lc 1, 28) risulta come un’altra data storica” (Tommaso Federici, 25 dicembre, cit.). Pertanto, la datazione del 25 dicembre quale giorno di nascita di Gesù (15 mesi dopo l’annuncio dell’angelo a Zaccaria, 9 dopo l’annuncio a Maria e 6 dopo la nascita del Battista) si rivela compatibile con quanto emerso dal Libro dei Giubilei.

Si evidenzia, così, un nucleo di verità storica incomprimibile al fondo della fissazione della data del 25 dicembre quale data del Natale di Gesù.

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Bibliografia

Ci sono studi autorevoli sull’argomento. Ne cito alcuni:

Annie Jaubert, Le calendrier des Jubilés et de la secte de Qumran. Ses origines bibliques, in Vetus Testamentum, Suppl. 3, 1953, pp. 250-264. Della stessa studiosa è la voce Calendario di Qumran, in Enciclopedia della Bibbia 2 (1969) pp. 35- 38);

Shemarjahu Talmon (dell’Università ebraica di Gerusalemme) The Calendar Reckoning of the Sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls, in Scripta Hierosolymitana, vol. IV, Jerusalem 1958, pp. 162-199;

Antonio Ammassari, Alle origini del calendario natalizio, in Euntes Docete 45 (1992);

Tommaso Federici, 25 dicembre, una data storica, in 30 giorni, anno XVIII, novembre 2000, p. 63-68;

Michele Loconsole, Quando è nato Gesù, San Paolo ed. 2011.

Usener “Das Weihnachtsfest”, Bonn, 1911; B. Botte “Les origines de la Noël et de l’Epiphanie”, Louvain, 1932; L. Duchesne “Origines du culte chrétien. Étude sur la liturgie latine avant Charlemagne”, Paris, 1925; O. Cullmann” Studi di teologia biblica”, cap. I Editrice A.V.E. Roma 1969; Grande Enciclopedia Illustrata della Bibbia, Edizioni PIEMME, Casale Monferrato 1997, Vol. II.;F. Cumont, “Le religioni orientali nel paganesimo romano”, Laterza, Bari, 1967; W. Hendriksen, “Exposition of the Gospel according to Matthew”. New Testament Commentary, Baker Book House, 1973, vol. I.; C. P. Thiede “La nascita del cristianesimo”, Milano, Mondadori, 1999; S. Talmon, “The Calendar Reckoning of the sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls”, in Scripta Hierosolymitana, Vol. 4, Gerusalemme, 1958; Enciclopedia Cattolica, vol VIII, Città del Vaticano, 1952; Enciclopedia Britannica, W. Benton Publisher, Chicago, London 1952; S. K. Roll “Toward the Origin of Christmas”, Peeters Publishers, 1995; Ibba, Qumran. Correnti del pensiero giudaico (II a.C.-I d.C.), Carocci, Roma-Urbino 2007.

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