Il “Giorno della memoria” e il “Giorno del ricordo”

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Lager e foibe simboli dell’odio. Siamo con la sindaca di Ballabio

 

C’era da espettarselo. Come ha riferito con assoluta obiettività il “Corriere della Sera”, a Ballabio, in Valsassina, per celebrare il “Giorno del Ricordo”, è stato inaugurato un cippo alla memoria di Pino Galbani, ballabiese deportato a Mauthausen. Ma – ahimé – nel suo intervento, la sindaca leghista Alessandra Consonni ha parlato di «rimembranza universale, perché la bestialità e la disumanità sono tali nei Lager, come nei Gulag, nelle Foibe e ovunque l’uomo diventi iniquo carnefice del suo simile». Non l’avesse mai detto! “Imbarazzati i rappresentanti dell’Anpi presenti alla cerimonia, che hanno preso le distanze, esprimendo la loro contrarietà”, riferisce l’attenta cronista del “Corriere” Barbara Gerosa. Che riporta le parole del presidente dell’Anpi di Lecco: «Un discorso, quello della prima cittadina, vergognoso, che rinnova la nostra amarezza, visto che la strumentalizzazione di momenti commemorativi legati alla Resistenza con letture storiche di parte e fuorvianti avviene ogni anno a Ballabio». Ed ecco quanto dichiarato dal vicepresidente vicario di Anpi Lombardia (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) Roberto Cenati, secondo il quale «confondere chi ha mantenuto viva la memoria dei Lager nazisti con altre vicende tragiche ben diverse, è un oltraggio alla storia».

La sindaca Alessandra Consonni ha replicato ricordando  che la dedica della stele, sulla quale si legge la frase “nel ricordo di tutte le vittime dei Lager, dei Gulag e delle Foibe”, è stata decisa informando i familiari di Pino Galbani, che «raccontò sempre la sua tragedia» (ancora parole della Sindaca che riprendo dal “Corriere”) «senza mai una parola d’odio, senza fomentare divisioni, anzi ispirandosi a sentimenti di pacificazione. Durante la cerimonia», ha aggiunto la Sindaca, «tutti hanno avuto lacrime di commozione. Poi questi signori, e mi riferisco agli esponenti politici che si credono monopolisti della sofferenza altrui, devono essersi ricordati che in primavera, a Ballabio, si vota, e allora ecco la polemica contro il Sindaco leghista».

Meglio non poteva esser detto. Il mio augurio e la mia speranza è che davvero l’Italia di domani sia affidata alle cure e alla guida di persone come la giovane Sindaca di Ballabio Alessandra Consonni, che va segnalata a modello esemplare di una nazione che finalmente, anche se con notevole ritardo, sta ritrovando la strada della pacificazione.

Ho i miei buoni motivi per dirlo. L’ultimo mio libro, scritto assieme alla collega e ricercatrice storica professoressa Rossana Mondoni, è dedicato alla tragedia delle foibe e in particolare alla vittima sicuramente più nota di quell’ecatombe. Questo il titolo: «DOPO LA GUERRA C’E’ SOLO LA PACE. Il coraggio e la forza di Norma Cossetto», edizioni Solfanelli.

Dalla prima riga all’ultima, il nostro intento è quello di gettare nel dimenticatoio l’odio e la violenza per arrivare finalmente alla pacificazione.

Ricordare e far conoscere ciò che è avvenuto durante la Seconda guerra mondiale a Trieste, Gorizia, Pola e Fiume, in tutta l’Istria e la Dalmazia, oltre a dare una sorta di giustizia all’immane tragedia accaduta nel periodo 1943-1947 — riconosciuta dalla legge del 30 marzo 2004 n. 92 che ha istituito, ogni 10 febbraio, il “Giorno del Ricordo” —, diventa monito per le giovani generazioni a costruire un futuro di pace.

Con questo libro, arricchito dagli interventi di personalità come Giuseppe Castronovo, presidente dell’ ANVCG (Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra), abbiamo proposto una ricostruzione storica degli eventi che stravolsero e colpirono migliaia di famiglie istriane, in particolare la famiglia Cossetto, segnata dal cruento sacrificio del suo primo fiore che stava per sbocciare in tutto il suo splendore: Norma.

Il coraggio di Norma Cossetto, giovane studentessa istriana, vittima a ventitré anni di inaudite violenze, ci insegna che la guerra, per qualsiasi ragione venga combattuta, causa danni immensi, in particolare sui civili inermi. Ieri come oggi, in molte altre parti del mondo: dalla Siria all’Iraq allo Yemen.

L’Istria alla fine della Seconda guerra mondiale divenne teatro della tragedia del Confine orientale italiano, dove erano attestati i partigiani del maresciallo Tito, appartenenti al IX Corpus sloveno. Nell’avanzata di Tito i civili furono i primi bersagli: i “titini” commisero violenze su migliaia di persone, “che avevano la sola colpa d’essere e di sentirsi italiani”, come disse nel 2007 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Alla luce di così tanti, immensi sacrifici, sofferenze, ingiustizie, non c’è nulla, ma proprio nulla di sbagliato nel perseguire la pacificazione. Che significa: condanna senza appello delle violenze, di qualsiasi colore (nere  e rosse), culto della memoria dei martiri. L’Italia, come nazione, arrivò ad un tale risultato affiancando al “Giorno della Memoria”, il “Giorno del Ricordo”. I membri dell’Anpi ci facciano un pensierino.

 

un estratto dall’articolo pubblicato sul Corriere della Sera

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1 commento su “Il “Giorno della memoria” e il “Giorno del ricordo””

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