Il mio Dio potente nell’amore – Cristianesimo e Islam

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Al di là di un’apparente convergenza in quanto religioni monoteiste, la divergenza sul piano teologico fra Islam e Cristianesimo è profonda. Per eliminarla occorrerebbe mettere da parte Cristo. Più precisamente occorrerebbe mettere da parte Gesù professato “Figlio di Dio”, giacché l’Islam è disposto a riconoscerLo Messia (sura 3,45), Messaggero e Verbo di Dio deposto in Maria (sura 4,171) e, quindi, uomo giusto e guidato (sura 6,85), costituito profeta (sura 19,30), ma assolutamente non Figlio. “Dio – afferma il Corano – è un Dio solo: è troppo glorioso per avere un figlio!” (sura 4,171).

Ma se si rinnega il Figlio, Dio non è più padre. Questo non significa che non è Dio, ma significa che è un Dio che non è padre.

È fondamentale, perché se togliamo a Dio l’attributo della paternità, resta di Dio solo la trascendenza, una dimensione, per altro, che noi cristiani d’oggi, appiattiti e schiacciati come siamo in un’immanenza senza slanci, senza evocazioni e senza desideri metafisici, rischiamo di smarrire. Dicendo che di Dio resta solo la trascendenza (se misconosciamo il Figlio), non intendiamo dire nulla di dispregiativo, ma che essa non basta, perché Dio non è soltanto questo. Se, infatti, Dio fosse solo l’inaccessibile, se Dio fosse il totalmente altro, avremmo perso la dimensione dell’Emmanuele, del Dio con noi. Avremmo perso il Dio della parabola del figliol prodigo, il Padre misericordioso che vede da lontano arrivare il figlio che credeva perduto e corre verso di lui ad abbracciarlo. Avremmo perso il Dio che si china sulle miserie umane, sulle sofferenze, sulle ingiustizie.

Avremmo, ancor più, ripudiato la croce e non saremmo più alla sequela di Cristo.

Dio – scriveva Dietrich Bonhoeffer, il teologo martirizzato dai nazisti nel campo di sterminio di Flössemburg – non ci salva per la sua onnipotenza, ma per la sua impotenza manifestata in Cristo crocifisso”.

E ancora: “Cristo non aiuta in forza della sua onnipotenza, ma in forza della sua debolezza, della sua sofferenza! Qui sta la differenza decisiva rispetto a qualsiasi religione. La religiosità umana rinvia l’uomo nella sua tribolazione alla potenza di Dio nel mondo. La Bibbia, invece, rinvia l’uomo all’impotenza e alla sofferenza di Dio: solo il Dio sofferente può aiutare”. (D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, p. 440).

La Croce non è il simbolo della sofferenza, ma la manifestazione dell’amore di Dio. Si comprende allora perché Paolo dice di non sapere e volere altro che Cristo crocifisso. Annunciare il Crocifisso significa farsi testimoni del Dio-Amore.

L’onnipotenza di Dio non ha nulla in comune con i criteri umani dell’onnipotenza, dietro cui si può insinuare la tentazione della tirannia, della violenza e della prepotenza fatte nel suo nome. L’onnipotenza di Dio è l’impotenza disarmante dell’amore. È farsi impotenti in Cristo per guadagnare la potenza dell’amore, perché – come scrive Paolo – «quando sono debole, allora sono forte» (II Corinzi 12, 10), e si intende che sono forte nell’amore.

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3 commenti su “Il mio Dio potente nell’amore – Cristianesimo e Islam”

  1. Non dimentichiamo che l’Amore del Dio degli eserciti e di Cristo giudice non perdona gli impenitenti, i quali, com’è rivelato, sono legione.

    1. L’amore è potenza di Dio e non va confuso assolutamente con il sentimento flaccido né con quanto intende strumentalmente il buonismo alla moda. Grazie per il commento.

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