Ingiustizia è fatta. Cinque anni e dieci mesi di carcere per Roberto Formigoni

I mille frustrati che non hanno mai avuto il suo consenso elettorale finalmente stappano lo champagne. È interessante rileggere come iniziò l’inchiesta, sette anni fa, per capire bene perché si è arrivati a questa sentenza. Auspichiamo che almeno i cattolici, se ancora ne esistono, non abbiano paura a far sentire la loro voce contro questo schifo.

 

Oggi di sicuro molti frustrati stanno brindando perché hanno avuto la loro vendetta: Roberto Formigoni, che per anni e anni ha avuto il consenso schiacciante dell’elettorato, venendo eletto per quattro volte Presidente della Lombardia, politico popolare che aveva costruito un modello di amministrazione, finalmente è stato schiacciato, distrutto, umiliato. E va in prigione. Si sa, nessuno è legalista come i sinistri, soprattutto quando si tratta di condannare un loro avversario e si sa che tutti hanno “fiducia nella magistratura”, che ha nel nostro Paese una lunga e cristallina tradizione di imparzialità e apoliticità. Cosa dite? Che ho detto una barzelletta? Lo so benissimo, ma bisogna dire così, altrimenti non si è “politicamente corretti”. Oltre che essere abortisti, favorevoli ai pederasti, democraticamente pensosi sull’eutanasia e accoglienti di migliaia di negretti sfaccendati, bisogna anche avere “fiducia nella magistratura”. Dimenticavo, bisogna anche fare la raccolta differenziata e avere a cuore la difesa dell’ambiente e dei cagnolini e dei micetti.

È d’obbligo, signori miei. Se la magistratura ha detto che Roberto Formigoni è cattivo, è assolutamente impossibile che Roberto Formigoni sia buono.

Ma mentre i mille frustrati brindano (e chissà se anche la signora Silvana Carcano, nel suo salotto buono, sta brindando con le amiche – clicca qui), facciamo un saltino indietro di sette anni e rileggiamo alcuni particolari curiosi su come iniziò l’inchiesta che ora si è conclusa per Formigoni con la pesante condanna a cinque anni e dieci mesi di reclusione.

Ai tempi di Riscossa Cristiana pubblicai un primo articolo sulla vicenda, con il titolo “Perché difendo Roberto Formigoni”, che potete leggere cliccando su https://www.riscossacristiana.it/perche-difendo-roberto-formigoni-di-paolo-deotto/

Era il 18 aprile 2012. Il primo particolare interessante da mettere in luce era, ed è, questo: pochi giorni prima erano stati arrestati, nell’ambito di un’inchiesta sulla sanità lombarda, cinque collaboratori di Formigoni. Ebbene, nell’articolo sopra citato scrivevo quanto segue:

… diamo un attimo la parola al direttore del “Giornale”, Alessandro Sallusti, che il giorno 13 aprile scriveva una cosetta molto interessante: “Dopo l’inchiesta a tre procure sul Carroccio, ieri ne è partita un’altra, con cinque arresti, sulla sanità lombarda e sul mondo ciellino che gli gravita attorno. Ovviamente la tempistica dell’uno-due è spacciata per casuale. Ci mancherebbe altro, la magistratura è indipendente anche se non proprio da tutti. È strano infatti che L’Espresso, settimanale del gruppo De Benedetti (tessera numero uno del Pd), sia uscito ieri in edicola, cioè prima che scattassero le manette, con tutti i dettagli dell’inchiesta: nomi, fatti, cifre, circostanze. Ci risiamo con l’asse procure-giornali, quello che da anni sta cercando, non senza successo, di condizionare il corso della politica”. (Vedi sul Giornale:http://www.ilgiornale.it/interni/il_nord_spazzare_via/14-04-2012/articolo-id=582848-page=0-comments=1)”.

Interessante, vero? L’Espresso era informato in anticipo su tutto. Guarda caso, L’Espresso. Un settimanale chiaramente scelto a caso.

La zelante magistratura non mosse un dito per chiarire questa fuga di notizie. Del resto, quando il 25 luglio (sempre del 2012) anche Formigoni seppe di essere indagato, venne alla luce un altro particolare interessante: l’iscrizione nel registro degli indagati risaliva al 14 giugno e, chissà perché, era stata tenuta segreta fino al 25 luglio. Ma il segreto non era tanto segreto, visto che il Corriere della Sera e l’ANSA (altri due potenti pilastri della stampa di regime) avevano anticipato la notizia in data 23 giugno.

Inutile dire che anche in quell’occasione la zelante magistratura non chiarì un bel nulla, né mai avviò un’indagine per scoprire la “talpa” che lavorava nei suoi uffici.

Ne parlammo sull’articolo che potete leggere cliccando qui.

Un’inchiesta che inizia con questi edificanti episodi non torna certo a onore di una magistratura che si considera sacra e intoccabile, fino a strillare se qualcuno (vedi il caso di Renzi, i cui genitori sono stati posti agli arresti in questi giorni) osa aver l’ardire di esprimere qualche critica.

A parte queste faccende, in quei giorni pubblicammo diversi articoli sul caso “Sanità Lombardia” e li potete rileggere cliccando qui, qui e qui .

In questa sede mi limito a riportare alcune considerazioni che sono, a sette anni di distanza, tuttora valide, anche se è cambiato il panorama politico nazionale:

“…Formigoni è da distruggere per una solida serie di motivi. Ha dimostrato di saper fare il suo mestiere: solo una persona in totale malafede può non riconoscere che la Lombardia è una regione all’avanguardia, e soprattutto in uno dei settori più importanti per i cittadini, la sanità. Un elemento “non inquadrato”, cattolico, che fa bene il proprio mestiere, e lo fa col consenso larghissimo dell’elettorato, non è sopportabile per la nomenklatura dei grembiulini. Uno degli ultimi motivi di lamentazione è che Formigoni è al suo quarto mandato: ma come mai gli elettori non l’hanno cacciato via? E se gli elettori lo hanno finora riconfermato alla guida della Lombardia (e lo hanno fatto con maggioranze massicce: è falso che solo i “ciellini” votino per Formigoni), chi ha il diritto ora di volerlo cacciare?  Ma se anche Formigoni fosse eletto solo coi voti dei ciellini, non vorrebbe banalmente dire che la maggioranza degli elettori lombardi sono ciellini? E questa è una colpa? Formigoni è da distruggere anche perché è l’uomo che potrebbe ricucire, magari anche a livello nazionale, lo strappo con la Lega, che comunque non è morta.

Però la cosa rischia di essere, per lorsignori, non tanto semplice. Già, perché Formigoni non è attaccabile come Berlusconi, su debolezze (peraltro amplificate oltre ogni senso del ridicolo) riprovevoli, o difficilmente avrà “in casa” una serie di pasticcioni e arruffoni come quelli che si erano ben accomodati alla corte di Bossi. Il presidente lombardo gode di molta popolarità personale, è noto anche internazionalmente ed è ben difficile trovare qualcosa da spulciare nella sua vita privata: infatti ci si è dovuti per ora aggrappare, pur di gettar fango, a una vacanza con Piero Daccò. Ovvia, perché ormai si usa così, la falsificazione di cifre circa i contributi che la Regione ha versato alla fondazione Maugeri. La buona stampa (Espresso, Repubblica, Corrierone…) ha solo moltiplicato per dieci le cifre. Robetta da nulla…

Ma c’è un motivo ben più profondo e grave per cui Formigoni è assolutamente da distruggere. È un cattolico che in un domani, che rischia di essere molto vicino (si voterà, se la gang Monti lo consentirà, tra un anno), potrebbe acquistare rilievo a livello nazionale. È un pericolo assolutamente eccessivo, perché un Formigoni in una futura maggioranza di governo sarebbe senza dubbio un argine contro le varie perversioni che sono poi l’essenza mortifera dei “poteri forti”: matrimoni tra omosessuali, eutanasia, e schifezze del genere, troverebbero in un simile personaggio un avversario assoluto. Del resto, già ora la Regione Lombardia dà spazio ai CAV (Centri di Aiuto alla Vita), e col Fondo NASKO aiuta le madri in difficoltà economica che, anziché ammazzare il bimbo con l’aborto, portano a termine la gravidanza. Formigoni non è un cattolico alla Rosi Bindi: è un cattolico, cresciuto alla scuola di Don Giussani. Ormai siamo molti vicini al redde rationem: le bande di malfattori che dominano l’Europa e buona parte del mondo c.d. “civile” hanno un obiettivo sciocco e immediato che è quello di accumulare più soldi possibile, ma hanno un obiettivo finale ben più profondo e radicale, che è quello di distruggere tutto e tutti. L’orgia della morte. Non scordiamoci che il loro padrone è quel tale “da sempre omicida”: il demonio.

E riportavamo anche alcune considerazioni dell’avvocato Gianfranco Amato:

Eliminate Formigoni! L’ordine è partito da tempo. Micidiale. Come quelli lanciati da Lavrentij Pavlovič Berija, il potentissimo capo della polizia segreta stalinista, un cinico e crudele confezionatore di falsi dossier, esperto nell’arte raffinatissima di rimestare nel fango, utilizzare il braccio armato dei pubblici ministeri e dirigere sapientemente l’informazione giornalistica. Nonostante siano trascorsi più di settant’anni, i metodi, mutatis mutandis, non sembrano essere passati di moda. I mandanti, invece, non appaiono sempre facilmente identificabili, e amano agire nella penombra. Scherani e sicari, al contrario, non hanno paura di mostrarsi pubblicamente e di porre la propria firma sotto il corsivo di un quotidiano che conta.
Quattro sono i buoni motivi per eliminare il Presidente della Regione Lombardia.
1) Formigoni per ben quattro volte si è sottoposto al giudizio elettorale del popolo, e per tutte le quattro volte è stato acclamato vincitore con percentuali di consenso inossidabili. Tutto ciò appare inaudito e inconcepibile per chi, come ai tempi di Berija, nutre un profondo disprezzo per il popolo, salvo poi ergersi a suo paladino e tutore. Del resto, lo stesso Berija presiedeva il Commissariato del Popolo per gli Affari Interni (NKVD), l’organismo che vigilava, sorvegliava e difendeva la sicurezza del popolo. Con i metodi ben noti.
2) Formigoni guida una Regione che è considerata, anche dai nemici, seppur obtorto collo, un modello d’eccellenza. E’ bravo, forse il migliore, e inattaccabile dal punto di vista della gestione amministrativa, brillando, tra l’altro, in uno dei settori più delicati e più importanti per il bene comune, qual è quello della sanità. Per questo è odiato. Evidenzia disfunzioni altrui, costituisce un parametro di valutazione, introduce criteri meritocratici nella pubblica amministrazione, in un ambito, cioè, in cui essi sono stati da sempre banditi per colpa di una cultura di sinistra egualitaria e stracciona. Anche in questo odio i nemici di Formigoni scimmiottano i metodi del loro antico maestro Berija, noto per il disprezzo nei confronti di tutti coloro che riuscivano ad emergere per intelligenza, carattere, cultura. 
Al momento giusto arrivava sempre un dossier, un pubblico ministero, la Pravda, un processo farsa e, olé, il gioco era fatto. Una vittima illustre fu Grigory Ordzhonikidze, dirigente che si distinse dagli altri leader del Cremlino, ridotti a grigi burocrati e meri esecutori degli ordini di Stalin, perché intelligente, sincero, con tendenze democratiche, leale verso i compagni e avversario feroce di ogni forma di menzogna e ipocrisia. E’ finito stritolato dagli intrighi e le macchinazioni del NKVD.
3) Formigoni ha tutti i numeri per assumere un ruolo politico preminente a livello nazionale. E ciò è ritenuto pericolosissimo dai suoi nemici, perché il Presidente della Lombardia sarebbe perfettamente in grado di interpretare e rappresentare quel Volksgeist cattolico, mortalmente inviso alle potentissime lobby del politically correct. Per questo deve fare la fine che Lavrentij Pavlovič Berija destinava a tutti coloro che minacciavano di fare ombra al Capo. 
4) Formigoni è un cattolico in fasce, anzi un embrione di cattolico, se il parametro dell’essere “adulti” è costituito dal soi-disant cattolicesimo democratico in salsa prodiana dell’onorevole Rosy Bindi. Formigoni è un papista, uno che crede davvero nei ratzingeriani valori non negoziabili, uno che prende sul serio il Magistero della Chiesa Cattolica, uno capace di difendere la vita, la famiglia e la libertà d’educazione, uno che ha ripescato il concetto di sussidiarietà dal vocabolario ottocentesco di Leone XIII, uno che ha attaccato le unioni gay invitando i cattolici del PD ad uscire dal partito, uno che ha pensato di vivere la propria fede in modo integrale e totalizzante al punto di far parte dei memores Domini. Insomma, una bestemmia per quel groviglio di interessi e poteri che va dal mondialismo economico all’europeismo massonico, dal radicalismo chic all’anticlericalismo politicamente corretto, dallo statalismo accentratore all’assistenzialismo paternalista, dalle lobby eugenetiche agli interessati imprenditori della dolce morte, dai potentissimi gruppi omosessuali alle consorterie libertarie anticristiane. Tutti uniti da un unico comune denominatore: l’odio viscerale verso tutto ciò ha il vago sentore di cattolico. Del resto, per tornare al passato, nella sistematica persecuzione della religione come “oppio dei popoli”, il nostro Berija si distinse per il particolare accanimento contro «il cattolicesimo romano papista». La lotta contro la Santa Sede divenne oggetto di un vero e proprio piano strategico del NKVD, in cui si evidenziava il «carattere reazionario, antipopolare dei Vescovi romani», bollati come «anticristiani, antidemocratici e antinazionali». Stalin in persona, nel dicembre 1943, chiese a Berija un rapporto dettagliato sulla «situazione delle Chiese cattolico-romane» nel territorio sovietico, stabilendo che di esse avrebbero dovuto occuparsi gli Agenti dei Servizi di sicurezza e il Soviet per gli Affari dei culti religiosi, appositamente costituito nella successiva estate del 1944. 

Quello che sta accadendo oggi a Roberto Formigoni non può non interrogare la coscienza di tutti i cattolici italiani.

E scriveva anche:

Nel 2007 mi trovavo a Londra invitato ad un convegno pro-life in cui vi erano persone provenienti da varie parti d’Europa. Con mia somma sorpresa, molti dei presenti cominciarono a chiedermi di Mister Formigoni. Lì per lì non riuscivo a comprendere il motivo della notorietà internazionale del Presidente della Lombardia in quel contesto, fino a quando qualcuno cominciò ad esternarmi la sua piena ammirazione nei confronti di un governatore che era riuscito a far approvare un regolamento per dare sepoltura e funerale ai corpi straziati dei bimbi abortiti. Per loro una tale idea era fantapolitica. Continuavano a ripetermi: «How lucky you are to have such nice politicians», come siete fortunati ad avere simili politici in Italia. Simon Calvert del Christian Institute mi confessò che da loro, in Gran Bretagna, uno come Formigoni non avrebbe potuto sopravvivere politicamente più di un quarto d’ora. Da noi ha resistito per quasi vent’anni, e ora vorrebbero farlo uscire di scena, senza la fisiologia del voto democratico, ma semplicemente con un golpe mediatico-giudiziario a suon di dossier appositamente confezionati, nel miglior stile di Lavrentij Pavlovič Berija.

Chiaro, no?

E ora, alla fine di un lungo processo che non si può nemmeno definire “indiziario” ma piuttosto senza prove e a sentenza già scritta da un pezzo, Roberto Formigoni dovrà farsi cinque anni e dieci mesi di reclusione.

Il Paese che ogni giorno ammazza tranquillamente più di duecento bambini col crimine dell’aborto, che è periodicamente lerciato dallo schifo dei “gay-pride”, in cui la magistratura sta ora cercando di distruggere un ministro, Salvini, che ha l’impertinenza di dichiarare esplicitamente di avere a cuore gli interessi italiani prima di quelli del triangolo della morte Berlino-Parigi-Bruxelles, questo Paese in putrefazione celebra il suo ennesimo trionfo della morte mandando in galera un non-allineato che aveva anche dimostrato con i fatti di saper governare.

Formigoni politicamente era già finito, ma condannarlo era assolutamente necessario, perché un individuo come lui era, finché in vita, una stridente contraddizione con la santificazione del sistema massonico globalista che ci sta strozzando e che, sentendo prossima la sua fine, è sempre più feroce e isterico.

Come nel finale di “1984” di Orwell, il protagonista dissidente deve essere annullato, cancellato, non deve essere mai esistito, perché è dimostrazione vivente dello schifo del potere dominante. E con la nauseante ripetitività e santificazione della “legalità”, il sistema attuale per cancellare un uomo è condannarlo. Formigoni è colpevole o innocente? Signori miei, che domanda inutile: Formigoni è sbagliato, è disarmonico e ora tutti i frustrati potranno dire soddisfatti: “E’ un criminale, io lo avevo sempre detto”…

A Roberto Formigoni esprimiamo tutta la nostra affettuosa solidarietà e assicuriamo la nostra vicinanza con il cuore e con la preghiera.

A tutti i cittadini italiani auguriamo di non essere mai “iscritti” nel mitico “registro degli indagati”. Come diceva cinquant’anni fa il mio professore di diritto penale, se domani vi accusano di aver rubato il Duomo di Milano, per prima cosa scappate in Svizzera, e da lì preparate la vostra difesa.

Ma, prima di tutto, scappate.

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9 commenti su “Ingiustizia è fatta. Cinque anni e dieci mesi di carcere per Roberto Formigoni”

  1. Non sono di Cl, non ho mai avuto nulla da Formigoni. Però come italiano mi vergogno che sia in carcere e gli esprimo tutta la mia solidarietà.

  2. Su Formigoni non sono riusciti a trovare nemmeno una prova, condannato per un baratto.

  3. “Io ho fiducia nella giustizia italiana e nei giudici…” ????
    ” Guai all’uomo che confida nell’uomo
    che pone nella carne il suo sostegno…. ” Geremia 17,4).
    E perché dovrei avere fiducia nei giudici, non sono anche loro uomini?
    Sì sono uomini, e per di più hanno il braccio armato…. Dio ci scansi dal cadere nel loro vortice.
    Allora fiducia in Dio e obbedienza a Cristo Re, perché aldilà degli eventi umani Lui ci salva dal laccio del cacciatore.

  4. Confermo quanto asserito da Francesca
    p. José Sobrero Alla Maugeri riusciì ad avere quel recupero da infarto cerebrale avvenuto in maxico, negato dalla Fondazione S. Lucia di Roma, visto che il recupero al 100% non era possibile, ma il Messico riebbe il suo Giuseppe Sobrero, salesiano nativo di Barge, che potè ancora dare testimonianza e servizio.
    Tuttavia l’accusa verso Formigoni è stata quella di complicità col ladro che ha rubato soldi alla Maugeri. per questo, pur con qualche incertezza su quanto sia stato improvvido Formigoni a farsi irretire, mi piacerebbe sapere come stanno effettivamente le cose

  5. Quante vite umane sono state salvate grazie alla sanità lombarda. A livello internazionale è oggettivamente una punta di diamante nella ricerca, nella prevenzione e nella cura avanzata delle patologie più gravi, spesso l’ultima spiaggia per molti sofferenti che in situazioni drammatiche hanno riacquistato la speranza.

  6. Che dirà la leadership ciellina? Che Formigoni non ricopriva cariche ufficiali nella struttura ciellina? Temo non dirà niente.

  7. pur con qualche incertezza su quanto sia stato improvvido Formigoni a farsi irretire, ho sempre davanti gli occhi la scena tra yul Brinner Ramses e Charlton Eston Mose di “I dieci comandamenti di De Mille, con Ramses che continua a gettare monetine sul piatto della bilancia a cui alla fine MOsè spazientito risponde con un mattone sull’altro piatto.
    Manca un Mosè… si deve essere esaurita la razza. (ooops! ho usato un termine politically incorrect!)
    Io personalmente oramai sono affetto da una
    Orcoplenosi bilaterale rotatoria destrogira cronicizzata…
    A noi vecchi càpita
    Lupo Volante

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