La democrazia vista dai “Migliori”

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L’establishment ha ormai gettato la maschera e pontifica su chi abbia il diritto di parlare. In attesa di decidere chi abbia il diritto di vivere. L’ultimo, per ora, è il professor Umberto Galimberti.

 

Vi ricordate chi era “Il Migliore”? Era Palmiro Togliatti, fino al 1964 dominus indiscusso del Partito Comunista. Uomo al disciplinato servizio degli interessi dell’Unione Sovietica, non fece mai nulla per impedire che gli venisse applicato quel soprannome, probabilmente perché era convinto che gli spettasse.

Sono passati anni e decenni, ma il vizietto del complesso di superiorità non è mai passato e abbiamo così avuto un proliferare di “Migliori”, portatori delle Verità Assolute Indiscutibili, che non nascondono il loro fastidio per chi, senza aver avuto il loro placet, si permette di esprimere un’opinione. In genere i “Migliori” sono ben piazzati nel sistema, hanno cattedre universitarie e/o posti in Parlamento, visibilità in televisione, editori che anelano di pubblicare le loro opere, il tutto, accompagnato da infinita spocchia.

L’ultimo – per ora – è il professor Umberto Galimberti, filosofo, psicoanalista, docente, giornalista (guarda caso, su Repubblica) e ovviamente sostenitore a spada tratta della linea governativa sul controllo della “pandemia”. Pare anche che l’illustre professore abbia avuto, nella sua brillante vita accademica, una certa tendenza al plagio, copiando tout court nelle sue opere brani di altri autori, ma “dimenticandosi” di citarne la fonte. Come ovvio, senza alcuna conseguenza, perché l’establishment è al disopra delle noiose norme di legge che si applicano ai comuni mortali.

Ebbene, il professore ha dichiarato che secondo lui non si dovrebbe dare la parola a chi esprime opinioni contrarie al “vaccino” o al passaporto sovietico denominato “Green Pass”. Vedi su https://www.ilnuovoarengario.it/vietate-le-opinioni-contrastanti-lultima-idea-di-umberto-galimberti/ .

Del resto, il professore è in linea con quanto già espresso da Mario Monti, che senza alcun imbarazzo ha di recente proposto di reintrodurre in Italia una sorta di Minculpop. E Monti, come Galimberti, come i vari virologi, epidemiologi, tuttologi, tutti questi signori sono sostenuti e serviti da uno stuolo di giornalisti che non perdono occasione per ribadire il loro totale, indiscutibile, assoluto servilismo. Si fa l’esempio di Enrico Mentana, che si fa un vanto di non avere mai ospitato nel suo tg “nessun esponente no vax”, ma basta ascoltare un  po’ di radio e televisione per rendersi conto di quanto l’informazione si sia ormai – quasi completamente – prostituita al Potere.

L’uscita di Galimberti, quindi, non stupisce più di tanto. Questi signori, cariatidi di un Potere vecchio e stantio, ma che non si arrende perché ha in mano buona parte del Paese, stanno vivendo il loro momento di gloria. Finalmente si vive in dittatura, l’unico sistema che possono capire e apprezzare e loro si affrettano ad appoggiare la dittatura, sia per mantenere i loro privilegi, sia perché sono convinti profondamente della loro infallibilità. E la dittatura li appoggia e li fa ospitare in televisione, stende loro tappeti rossi, in una sorta di perversa simbiosi mutualistica. Tutti insieme, appassionatamente.

Qualcuno è ancora convinto della necessità “sanitaria” di una emergenza che non finisce mai? Affermazioni come quelle di Monti e Galimberti (e di molti altri) dovrebbero schiudere gli occhi anche ai ciechi. La terribile “pandemia”, che sia stata casuale o indotta, non è che la scusante per consolidare la dittatura, dopo aver asservito la popolazione con quasi due anni di lavaggio del cervello quotidiano.

E qui concludo, ma mi sembra, vista l’età media delle cariatidi, che sia legittima una domanda: ma Monti, Galimberti, come del resto i loro amici nel Palazzo, Draghi, Mattarella e compagnia bella, pensano di essere immortali?

D’accordo, hanno l’esempio del loro nume di riferimento, George Soros, che a 91 anni continua a imperversare e a far danni. Ma non pensano mai allo scorrere del tempo, al fatto che prima o poi (più prima che poi, vista la loro età) anche per loro verrà il momento del redde rationem?

E cosa diranno, quando arriverà quel momento?

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3 commenti su “La democrazia vista dai “Migliori””

  1. Cara Lia non si sbaglia, i filosofi dovrebbero essere come gli scienziati, sapere che non hanno la verità in tasca, per cui le teorie e le ipotesi devono essere verificate. E, se il caso, abbandonate. Insomma devono essere persone consapevoli dei limiti, propri e degli altri. Abbastanza umili da accettarli. E rispettarli, negli altri e in sé stessi
    Vivere anche in una società dove si accetta il concetto di limite. Lavorare per persone, od istituzioni, che rispettano i loro limiti, ed accettano che il guadagno possa essere, a volte, basso. Basta guardarsi attorno … no, ci sono tante brave e buone persone, ma non sono loro gli “influencer”. Temo che la società attuale si possa dire schizofrenica. Un saluto.

  2. Chiamare filosofo un individuo che si esprime con tanta violenza nei confronti di soggetti che per motivi etici e scientifici decidono in maniera diversa da quanto il “filosofo” proclama mi pare un po’ azzardato. Ho sempre pensato che i filosofi fossero persone dal pensiero libero da qualsiasi condizionamento, capaci di esaminare tutte le ipotesi e il loro contrario, solo alla ricerca della verità. Ma forse devo essermi sbagliata. O no?

  3. E cosa diranno i vari personaggi, sempre gli stessi, che fanno da tappezzeria nei salotti buoni di pessimo gusto che le televisioni propongono da mane a sera? Tanto per citarne alcuni, cosa diranno i Cecchi Paone e le Parietti, e i Bruno Vespa sempre così pronti a ridicolizzare e a sbeffeggiare chi non la pensa come loro? E gli esaltatori e gli sperticati elogiatori dell’uscente Mattarella, quali l’illustre dottor Valentino Rossi e tutta la claque della prima alla Scala invocanti il bis? Ma il bis di che? Il bis di un osceno tradimento della Patria ininterrottamente reiterato per sette anni? La follia regna sovrana.

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