La Fraternità Sacerdotale San Pio X critica Ratzinger – Una lettera di Léon Bertoletti

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Caro direttore Deotto,

una sconfitta resta una sconfitta, come giustamente hai scritto a proposito del risultato elettorale emiliano romagnolo (e diceva bene Tacito, Ag. 27: «Prospera omnes sibi indicant, adversa uni imputantur»). Anche uno sbaglio resta uno sbaglio, perfino se proviene da “amici”. Certo, si può comprendere il bisogno della polemica vigorosa, la necessità di distinguersi per non estinguersi, l’onestà critica nei confronti del concilio Vaticano II. Ma quando FSSPX.news, sito di notizie e analisi della Fraternità San Pio X, pretende di fare lezione al professor Joseph Ratzinger, uno dei teologi contemporanei più raffinati, manca proprio il bersaglio. La recensione anonima intitolata “La fallimentare difesa del celibato sacerdotale di Benedetto XVI” (https://fsspx.news/it/news-events/news/la-fallimentare-difesa-del-celibato-sacerdotale-di-benedetto-xvi-54542), ripresa da una moltitudine di blog cattolici “tradizionalisti”, contiene almeno un errore-orrore.

Nel libro che ha Benedetto XVI e il cardinale Robert Sarah come coautori, “Dal profondo del nostro cuore” (editore Cantagalli), il predecessore del regnante Francesco I (“papa emerito” è appellativo sempre controverso) scrive: «La crocifissione di Gesù in sé non è un atto di culto. I soldati romani che la eseguono non sono dei sacerdoti. Essi compiono un’esecuzione, ma non pensano neanche lontanamente di porre in essere un atto di culto». Secondo la Fraternità sacerdotale, queste sono «affermazioni completamente  deplorevoli».

Ma non è così. E la constatazione non ha niente a che vedere con la teologia sgangherata della nuova messa o con l’idea, debole e improbabile, di un sacerdozio “comune”. La definizione classica e la più comunemente accettata di culto è la seguente:

«Nota submissionis ad agnitam excellentiam alterius», cioè un segno di sottomissione alla riconosciuta superiorità altrui. Nella sacra Scrittura e nella liturgia questo ha un senso preciso: un gesto di umiliazione, di abbassamento, un omaggio reso a Dio. Non c’è traccia nei Vangeli che i soldati romani mostrino questa sottomissione. Non è possibile reperire gesti loro di rispetto o di adorazione nei confronti del Cristo morente, se non nell’episodio del Centurione: «Veramente quest’uomo era figlio di Dio» (Marco 15,39), «Veramente quest’uomo era giusto» (Luca 23,47). Dunque davvero l’elevazione storica di Gesù sulla croce «non è in alcun modo di tipo cultuale», come Benedetto XVI sottolinea correttamente.

Ratzinger 1 – Fraternità 0.

Léon Bertoletti

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1 commento su “La Fraternità Sacerdotale San Pio X critica Ratzinger – Una lettera di Léon Bertoletti”

  1. Ho letto l’articolo di critica della Fraternità San Pio X, e sono totalmente d’accordo con questo articolo di difesa!!!
    GRAZIE!
    Bruno PD

I commenti sono chiusi.

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