La guerra e l’indignazione selettiva

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Cosa c’è di bello nella guerra? Nulla. La guerra è morte, sofferenza, distruzione. Ma come purtroppo sa chi abbia studiato un minimo di Storia, ci sono situazioni in cui la guerra diventa inevitabile. Di sicuro possiamo dire che ogni persona ragionevole, di fronte a una guerra non può che desiderarne la fine, la più rapida possibile.

Ucraina-Russia. Da subito la cosiddetta “informazione” ci ha detto e ripetuto e ribadito che la Russia ha aggredito senza ragione alcuna l’Ucraina. Ci ha detto e ribadito che Putin è una specie di demonio da fermare a tutti i costi. La narrazione degli eventi ha sempre seguito e segue questa linea.

Quando le truppe russe avanzano fanno del “terrorismo”, se indietreggiano si lasciano scrupolosamente alle spalle fosse comuni, camere di tortura e così via. Manca solo che segnalino con cartelli luminosi tutte le testimonianze della loro efferata crudeltà.

Quando le truppe ucraine avanzano, i filmati di carri armati russi in fiamme vengono presentati come eventi gioiosi. Eppure, dentro a quei carri c’erano dei soldati che saranno andati arrosto. Ma in questi casi non ci si indigna.

Un camion-bomba esplode sul Ponte della Crimea, causando – pare – tre morti e danneggiando seriamente una parte del ponte. Da subito appare chiaro che nell’attentato terroristico c’è la mano ucraina, visto che viene espressa soddisfazione proprio da quella parte. E poi, suvvia, già ci era stato detto che i russi bombardano la Centrale Nucleare da loro stessi occupata e che distruggono i gasdotti di loro proprietà. Almeno non ci è stato predicato che i russi, in preda a delirio autolesionista, distruggono anche i loro stessi ponti.

E così sull’attentato al Ponte l’informazione tiene un profilo basso. Sì, parliamone, ma senza eccessiva enfasi. Lasciamo perdere il fatto che l’attentato poteva avere conseguenze ben più gravi. Si pensi solo a cosa sarebbe capitato se il camion-bomba fosse esploso mentre transitava un pullman pieno di passeggeri. Magari con tanti bambini… Ma qui c’è la manina di Kiev, dove tutti sono buoni a prescindere, e non di Mosca, dove tutti sono cattivi (salvo gli aspiranti tirannicidi) a prescindere. Quindi, teniamo un profilo basso. Non parlarne è impossibile, ma suvvia, cosa volete che sia?

Scatta la rappresaglia di Mosca. Cos’è una rappresaglia? È un’altra delle brutte cose che fanno parte della guerra, o comunque delle situazioni di conflitto. Cos’ha di bello? Nulla, come la guerra. Ma esiste, come esiste la guerra e tante volte nella Storia abbiamo l’esempio di tragiche rappresaglie la cui responsabilità di fatto ricade su chi l’ha causata. Per restare alla nostra Storia nazionale, pensiamo all’attentato terroristico di via Rasella, che non aveva alcuna giustificazione o utilità dal punto di vista militare, ma che fu la causa della successiva tragedia delle Fosse Ardeatine.

Dunque, scatta la rappresaglia di Mosca, che non si vede per quale motivo (in una logica di guerra) avrebbe dovuto restare inerte dopo l’attentato al Ponte.

Indignazione generale e scelta accurata dei titoli. La “rappresaglia” diventa “vendetta” (la rappresaglia può avere una giustificazione, la vendetta invece è sempre inaccettabile). Il bombardamento russo non fa “vittime”. Fa una “strage”. Ovviamente, anche di bambini. Lo “zar” (nuovo titolo attribuito a Putin dalla Buona Stampa) è spietato. Eccetera. Il popolo ucraino (che è compatto e vicino al suo fantastico presidente) si rifugia nelle stazioni della metropolitana, dove si fa forza cantando l’inno nazionale.

E via raccontando.

Non dubito che ci sarà qualcuno che adesso mi accuserà di “stare dalla parte” di Putin. Anche questo è un effetto dello straordinario lavaggio del cervello operato dalla cosiddetta “informazione”. Ma qui non si tratta di “stare dalla parte” di uno dei contendenti. Si tratta di rendersi conto del fatto che abbiamo un’informazione malata, che non ha per scopo quello di farci conoscere ciò che accade, bensì di dirci cosa dobbiamo pensare.

Le cronache di questa guerra non seguono una linea diversa rispetto alle cronache della cosiddetta “pandemia”. Alcuni concetti fondamentali vengono ripetuti di continuo (magari arricchiti anche di invenzioni), in modo ossessivo, finché non diventano “veri e indiscutibili”. Non è certo una tecnica nuova, ma adesso, con la sovrabbondanza di canali di comunicazione, è ancora più efficace rispetto al passato.

Certamente abbiamo da preoccuparci per la situazione di guerra in Ucraina (per inciso: chissà perché quella in Serbia invece andava bene…). Ma abbiamo seriamente da preoccuparci per lo stato dell’informazione in Italia.

Fatte le dovute, ma purtroppo rare, eccezioni, assistiamo un appiattimento impressionante. L’informazione non informa. Pretende di formare e si palesa come obbediente ancella di quel Potere che di fatto ci domina, che ci ha fatto digerire in anni e anni di lavaggi del cervello, le più assurde porcherie. Con quali vantaggi? Di essere sempre più schiavi e più poveri, moralmente e materialmente. Davvero un bell’affare.

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6 commenti su “La guerra e l’indignazione selettiva”

  1. Luciano Pranzetti

    Andiamo in ordine.
    “Ci sono situazioni in cui la guerra divenra inevitabile”. Certamente, ma non questa che, come ho spiegato in altro intervento, non è “guerra” nel senso storico quale scontro di due o più soggetti che hanno così deciso, ma “aggressione” unilaterale.
    Che le truppe russe abbiano compiuto azioni nefande lo dimostrano le diecine e più di fosse comuni in cui hanno occultato centinaia di cadaveri ucraini. Se le truppe ucraine dànno fuoco aii carri armati russi, esse compiono, in quanto aggredite, azioni difensive.
    Il camion-bomba che esplode sul ponte della Crimea non è per niente affatto un attentato terroristico, ma un’azione difensiva con cui gli ucraini interdicono i rifornimenti russi. Quanto a ponti si chieda a Putin il numero

    1. Luciano Pranzetti

      di quelli ucraini che ha fatto saltare.
      Le raffiche di missili piovuti da ieri su Kiev dimostrano un cambio di strategia, deliberato dopo l’episodio del ponte, e se questa non è rappresaglia mi si dica che cosa è.
      Putin diffida gli ucraini dal mettere in atto azioni “terroristiche” contro città russe mentre lui si arroga l’esclusiva di compierle contro città ucraine.
      Certo che non è difficile additare qualcuno come “putiniano” dal momento che non si trova una riga – che sia una – da cui traspaia una critica, seppur benevola, alla sua azione imperialistica.
      De hoc satis. . . .

      1. Luciano Pranzetti

        Pietà e compassione per i soldati russi morti “arrostiti” nei loro carri armati, pietà e compassione per i bimbi mai nati perché uccisi nel grembo da quegli stessi carristi che – cannoneggiata la clinica ginecologica in cui cadono vittime donne incinte – rimaranno, poi, intrappolati nella loro bara di acciaio in fiamme.

  2. Allo scoppio della guerra fin da subito ebbi l’impressione che la narrazione viaggiava sulla stessa linea d’onda del covid e del “vaccino”, ovverosia si presentava già con un martellamento a reti unificate sulla ingiustificata aggressione della Russia all’innocente Ucraina e perciò sulla giustezza delle sanzioni, dell’invio di armi e sul sostegno all’onnipresente ex comico divenuto presidente e intrepido soldato in perenne tuta mimetica. Intanto si stanno addensando nubi sempre più scure nei cieli di guerra e sembra che si cerchi di convincere i soliti assorbitutto sulla inevitabilità di uno sconto che coinvolgerà l’umanità intera. Che sia un probabile castigo divino, personalmente non lo metto in dubbio, ma è quanto mai opportuno che si aprano gli occhi di tutti e che si reagisca all’infernale propaganda di morte. Sono in gioco le sorti dell’intero genere umano.

    1. Infernale propaganda che corrisponde perfettamente all’annuncio pseudo-religioso sulla “Sofferenza di Madre Terra”, cara signora, e sulla necessità assoluta di restare in pochi, ridotti allo “stato di natura”, senza cultura e soprattutto senza speranza di Cielo.
      Un odio eccessivo all’essere umano, che testimonia l’odio tremendo a Dio.
      L’attestazione di tale odio sono le presentazioni delle uccisioni come spettacoli festosi – notate dal Direttore.
      Cordiali saluti

  3. Ottime considerazioni….E difatti la “cosiddetta informazione” ci informa partendo solo dai fatti che seguono il 24 febbraio 2022, e anche questi raccontati secondo l’intenzione sua, quella che deve convincerci che Putin è il cattivo assoluto, l’unico cattivo, che come tale produce cattiverie senza una ragione alcuna, mentre gli altri, quelli che gli si oppongono, sono i cavalieri del bene, i salvatori dei loro popoli… Quando solo il buon senso ci dovrebbe avvertire che nessun effetto nasce dal nulla, e che la considerazione delle cause dovrebbe indurre la comunità internazionale -già colpevole di non essere intervenuta prima – invece che a parteggiare per l’una o l’altra parte, a costringerle, prima della catastrofe generale, ad una trattativa, dove la considerazione dei torti e delle ragioni le convincesse all’ unico compromesso possibile….

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