L’Angelo e la puzza del peccato

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Nel XIV secolo, Jean Tauler, nel suo Sermone sui santi Angeli, si chiedeva: “Io non so molto in quali termini si possa e si debba parlare di questi puri spiriti poiché essi non hanno né mani, né piedi, né volto, né forma, né materia; ora, lo spirito ed il pensiero non possono cogliere un essere che non ha nulla di tutto ciò; come allora si potrebbe parlare di ciò che sono?”. E concludeva: “E’ perché noi parliamo dell’azione degli Angeli su di noi e non della loro natura”.

Nell’Occidente cristiano, la via designata da questa proposizione di Tauler è segnata, nel corso dei secoli, dall’edificazione di una vera devozione nei riguardi dell’Angelo custode personale del fedele cattolico. A partire dalla seconda metà del XVI secolo, la liturgia, l’iconografia, i manuali di pietà, i concili ed i decreti pontifici mostrano lo stato crescente per questo Angelo “deputato” alla custodia di ogni fedele ed alla sua salvezza. I primi teologi si sono chiesti se fosse possibile che l’Angelo custode si allontani dal suo protetto per non ritornarvi più. San Basilio pensava che il peccato allontanasse l’Angelo “come il fumo allontana le api”. Vi sarebbe in qualche modo una puzza del peccato che uno spirito angelico beato non saprebbe sostenere senza disgusto.

L’idea è meno peregrina di quanto sembri. In effetti, è accaduto che alcuni santi canonizzati erano dotati di un sistema olfattivo fuori dal comune che permetteva loro di individuare nella loro cerchia le persone che non erano in stato di grazia … Fu il caso, tra gli altri, di santa Brigida di Svezia, che tali odori scomodavano fino al malessere, e di Filippo Neri che individuava, a naso, nel suo confessionale, le grosse colpe che i suoi penitenti romani omettevano di confessargli. Così pure san Giovanni Bosco quando confessava i ragazzi dell’oratorio e assolveva i peccati di impurità aveva i conati di vomito… Se degli uomini o delle donne possono sentire l’odore del peccato, come dubitare che un Angelo vi sia francamente allergico?

Nel frattempo, quando anche l’Angelo sopportasse male il puzzo spirituale dei peccati del suo protetto, la Chiesa insegna, rifiutando Basilio, che egli non se ne allontana. La protezione dell’Angelo custode non può mai fare difetto; in tutte le circostanze, egli si tiene pronto ad intervenire, fosse anche in favore del più grande colpevole per poco che un bagliore di pentimento brilli nella sua anima. L’Angelo è là per illuminare il suo diretto secondo la luce divina ed aiutarlo nel condurre la sua volontà ed i suoi atti secondo questa luce divina. San Bernardo, che fu il più ardente propagatore medievale della devozione angelica, amava mostrare ai suoi monaci i loro Angeli custodi al lavoro: vegliando su di essi  giorno e notte, proteggendo il loro sonno, condividendo la loro preghiera, accompagnandoli dappertutto e prendendo cura di essi in tutte le vicissitudini dell’esistenza.

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1 commento su “L’Angelo e la puzza del peccato”

  1. P.Pio chiamava il suo Angelo custode “il mio segretariuccio” perché realmente esisteva fra i due un rapporto per così dire amichevole e confidenziale che faceva sì che il Santo gli affidasse incombenze di vario tipo, a volte
    anche molto importanti. Ed è bello pensare che ad ognuno di noi la Provvidenza abbia assegnato un custode simile; purtroppo però, abituati come siamo a un mondo fatto solo di materia che vuole verificare sensibilmente ogni cosa, dell’Angelo custode non ci curiamo più e nemmeno ci ricordiamo più. Occorrerebbe che qualche prete ne facesse ogni tanto oggetto di un’ omelia, che riaccendesse la fede in queste realtà invisibili a cui le antiche generazioni tanto tenevano. Non siamo solo fatti di carne, né il mondo che ci circonda consiste solo in ciò che si vede, anzi. Come si può pensare che una bimba precipitata dal quinto piano possa restare in vita? Eppure è successo e sicuramente è stato un angelo che l’ha soccorsa.

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