Le follie dell’ideologia: “rimborso spese” di 600 euro alle donatrici di ovociti per le fecondazioni eterologhe

Ai donatori di sangue o di midollo osseo (che salvano vite umane) si elargisce al massimo un toast. E per “par condicio”, ovviamente si estenderà il rimborso ai “donatori”. Il tutto senza informare sui gravi rischi fisici e psicologici della fecondazione artificiale. Il recente omicidio-suicidio di Pina Orlando deve indurci a riflettere. Un appello per superare la grave disinformazione.

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Premessa:

Invitiamo alla lettura di questo articolo di Giorgio Celsi, presidente dell’Associazione Ora et Labora in Difesa della Vita, da anni in prima linea contro le aberrazioni (aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, in attesa delle prossime) che infestano la nostra società smarrita, priva ormai di un qualsiasi riferimento etico.

Qui si parla in particolare della fecondazione artificiale, una pratica importantissima per chi, seguendo il folle progetto di creare “l’uomo nuovo”, già tanto caro a un certo signor Adolfo Hitler, opera per separare sempre di più la procreazione dalla normale unione matrimoniale.

La fecondazione artificiale è un argomento su cui si incontrano, con reciproco interesse, ideologia e business e per non correre il rischio di carenza di ovociti, ecco la brillante proposta di istituire un rimborso spese per le “donatrici”. 600 euro, questa è la proposta. E volete che, in un’epoca di scatenata par condicio, di diritti per tutti, di uguaglianza anche contro natura, non si estenda il “rimborso spese” anche ai “donatori”?

La posta in gioco è troppo grossa: ideologia e business alleati tacciono quindi sui gravi rischi, fisici e psicologici, a cui vanno incontro non solo le donne, ma anche le coppie, con la fecondazione artificiale. E si tace anche sul grave rischio di malformazioni nei bimbi che nascono tramite queste pratiche.  L’informazione è volutamente carente e frettolosa, ma è tristemente istruttivo leggere la testimonianza (riportata nell’articolo)  di una giovane donna, che parla dei gravi problemi cui andò incontro e che misero a rischio , oltre alla sua stabilità psicologica, anche il suo matrimonio. E altrettanto è necessario riflettere sul terribile omicidio-suicidio a Roma di Pina Orlando (clicca qui), che si è gettata nel Tevere, portando con sé le due gemelline, entrambe nate con gravi malformazioni dopo un lungo iter di “fecondazione assistita”.

Per informare veramente su questi rischi gravissimi, per la coppia e per i nascituri, per superare l’omertà che copre tante tragedie, senza dimenticare comunque la fondamentale immoralità delle pratiche di “fecondazione assistita”, che comportano l’uccisione di quantità enormi di embrioni, invitiamo chiunque abbia vissuto queste drammatiche esperienze a inviarci la sua testimonianza, per fare sempre più chiarezza e per fare il possibile per fermare queste folli pratiche.

Potete inviare le vostre testimonianze, che saranno trattate nel più assoluto anonimato e pubblicate solo su vostra esplicita autorizzazione, a celsi.giorgio@gmail.com , o a info@ilnuovoarengario.it .

Grazie per l’attenzione e ora lasciamo la parola all’amico Giorgio Celsi.

Paolo Deotto – direttore de Il Nuovo Arengario

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Il Corriere della Sera di sabato 22 dicembre 2018 (vedi anche Il Giornale)ha riportato la proposta del Ministero della Salute per rimediare alla carenza di donatrici di ovociti, destinati alle fecondazioni eterologhe: il riconoscimento di un rimborso di almeno 600 euro.

La fecondazione artificiale, che non è una cura poiché non risolve i problemi di sterilità o di infertilità pregressi ed in particolare quella di tipo eterologo, effettuata con ovuli o spermatozoi esterni alla coppia, è diventata legale nel 2014 ad opera di una magistratura ideologizzata, che, a suon di sentenze, ha progressivamente eliminato i vincoli imposti dalla legge 40/2004, che vietava la fecondazione di tipo eterologo e non prevedeva alcuna modalità di rimborso ai donatori (rif. articolo 4 comma 3).

Inoltre la procedura di fecondazione eterologa presenta sensibili rischi di sterilità e tumori a carico delle donatrici, a causa dei bombardamenti ormonali ai quali si devono necessariamente sottoporre. E’ perciò evidente perché non sia facile reperire giovani, disposte ad effettuare questo genere di donazioni.

A quelli che, come il sottoscritto, sono invece donatori volontari di sangue o di midollo osseo, donazioni che salvano vite umane, viene di norma elargito un toast industriale e una bottiglietta d’acqua, altro che i 600 o magari 1000 euro che si vogliono riconoscere ai donatori di ovuli. E chi paga tutto questo? Sempre noi contribuenti, perché anche la fecondazione assistita è entrata nei L.E.A. (Livelli Essenziali di Assistenza), grazie al governo Gentiloni, di infausta memoria.

È una notizia generalmente censurata dai media, ma i bambini nati con la fecondazione assistita presentano spesso importanti complicanze a medio e lungo termine. La letteratura scientifica documenta tassi più elevati di basso peso alla nascita, parti pretermine, malformazioni congenite, rischio di sviluppare tumori e gravi malattie cardiovascolari per invecchiamento vascolare precoce (informazioni fornite dal Journal of American College of Cardiology).

Inoltre le coppie non sono quasi mai messe a conoscenza dei rischi, in spregio al consenso informato. I figli nati con la fecondazione artificiale sono generalmente meno sani dei bambini nati in modo naturale. Perché è impossibile in laboratorio operare i meccanismi di selezione naturale, che la natura attua durante il concepimento. Inoltre le coppie che si sottopongono alla fecondazione in vitro non vengono neanche informate che questa procedura genera sovente uno stress fortissimo nei genitori, in particolare sulla madre, coinvolta in iperstimolazioni ovariche ed altri trattamenti medici, che non di rado sono all’origine di gravi depressioni, oltre che di un’alta conflittualità coniugale, soprattutto in caso di ricorso all’eterologa.

Il recente omicidio-suicidio di Pina Orlando deve indurci a riflettere. Questa sventurata mamma aveva partorito tre gemelle con la fecondazione artificiale, una delle quali morta subito, le altre due gravemente malate (una delle due gemelline era nata completamente cieca, l’altra avrebbe avuto per tutta la vita deficit deambulatori). Gli scompensi ormonali dovuti ai farmaci utilizzati per la fecondazione assistita (oltre alla notizia della bimba morta e delle altre due malate) hanno indotto la donna a gettarsi con le due neonate nel Tevere.

A fronte di tutti questi rischi non viene neanche messa in evidenza la scarsa percentuale di successo di questa tecnica: in Italia il 13,3% dal registro nazionale PMA (procreazione medicalmente assistita: antilingua che intende la fecondazione artificiale). Tale percentuale scende al 5% quando l’età delle donne è superiore ai 40 anni e al 2% quando l’età delle donne è maggiore di 43 anni. Nessun imprenditore sano di mente investirebbe su un prodotto sapendo che nell’87% dei casi non funzionerà.

Non dimentichiamo inoltre che a tale basse percentuali di successo si deve aggiungere che la fecondazione artificiale è di per sé omicida: non è possibile infatti effettuarla senza sacrificare embrioni umani (su 70.000 embrioni prodotti nascono solo 6.000 bambini, con una morte embrionaria del 96%).

Mons. Germano Zaccheo affermava: «la fecondazione assistita è un atto gravemente contrario alla morale e al diritto. Essa infatti riduce l’uomo-embrione a oggetto come mezzo per ottenere una gravidanza; incoraggia la selezione eugenetica dei concepiti per l’eliminazione dei difettosi; crea le premesse per l’uccisione dei gemelli con l’aborto selettivo nel caso di gravidanze plurime. In una parola dobbiamo proclamare con fermezza che la Vita umana è e deve restare intangibile, in tutti i momenti, dal concepimento alla sua fine naturale».

Il controsenso è che a noi contribuenti da una parte fanno pagare milioni di euro per uccidere con l’aborto i bambini che ci sono già, e dall’altra ce ne fanno spendere altrettanti per creare la vita in provetta, non calcolando poi le drammatiche conseguenze che derivano dall’agire contro natura.

Il vero legame che unisce la legge 194/1978 e la 40/2004 sulla fecondazione artificiale è la loro natura iniqua: sono entrambe leggi gravemente ingiuste che uccidono vite umane, che servono a finanziare un’ideologia mortifera a discapito dell’uomo e che quindi meritano l’integrale abrogazione.

Un’amica, dopo aver letto questo articolo, già pubblicato su ProVita, mi ha scritto il seguente messaggio, che denuncia efficacemente le conseguenze anche tragiche legate alla procreazione medicalmente assistita:

Per quattro anni mi sono sottoposta alla fecondazione assistita: analisi su analisi e cure ormonali.  Mi sono rifiutata di fare l’inseminazione in vitro perché contraria alla Chiesa. Mi sono sottoposta alla fivet che i sacerdoti mi dicevano che potevo fare. Ossia stimolazioni. Anni di stress che hanno creato una divisione tra me e mio marito, sino al suo tradimento. Senza considerare due aborti che mi venivano confermati con freddezza. Nel senso che dovevo riposarmi e ritentare con un nuovo ciclo di trattamento. Mi è costata la depressione e la frattura familiare. Ora stiamo ricostruendo il nostro matrimonio. Occuparmi dei bimbi non nati e di altri indifesi, mi aiuta a vivere una maternità spirituale.”

Da questa testimonianza emerge la generale disinformazione sui rischi connessi alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Invitiamo quindi chi, come la nostra amica, abbia sperimentato sulla propria pelle le drammatiche conseguenze di questa pratica, di comunicarcelo, inviando una mail a celsi.giorgio@gmail.com. o a info@ilnuovoarengario.it .

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2 commenti su “Le follie dell’ideologia: “rimborso spese” di 600 euro alle donatrici di ovociti per le fecondazioni eterologhe”

  1. Non conoscevo tutti questi orrori: pregherò molto perché il Signore aiuti le persone di Buona Volontà a porvi rimedio..

I commenti sono chiusi.

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