Le sfilate degli invertiti e “Bella ciao”

 

Non voglio qui parlare dei cosiddetti “gay-pride” che in queste settimane stanno insozzando e insozzeranno le strade di tante città d’Italia. Non voglio parlarne soprattutto per la ripugnanza che suscitano queste sfilate, tanto laide quanto stupide, nelle quali si esalta un vizio contro-natura, un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio. La notizia confortante, in questo panorama di squallore, è sapere che in tante città, come già negli scorsi anni, gruppi di fedeli hanno organizzato processioni e preghiere di riparazione, nonostante la posizione pilatesca di troppa parte del clero, a dimostrazione del fatto che la sana fede popolare resiste, anche in periodi bui come quello che stiamo vivendo.

Qui voglio solo parlare brevemente di una canzone, che non ha niente di particolare né come musica, né come testo, ma che per una serie di circostanze è diventata la canzone, se non di tutto il movimento partigiano, quantomeno di quello comunista. La canzone è “Bella ciao” che, chissà perché, è diventato di moda intonare nel corso delle squallide parate degli invertiti.

La cosa avrebbe anche un aspetto comico perché cantare una canzone che ricorda un tempo di guerra, quindi un tempo crudele quanto si vuole, ma da uomini, che rischiavano la pelle in combattimento, da parte di individui che ci tengono molto a non essere uomini, e ad ostentare questa loro patologia, è perlomeno grottesco.

Ma c’è anche un altro aspetto, a mio avviso ben più grave: la mancanza assoluta di rispetto per i tanti che, anche se dalla parte sbagliata, caddero, spesso nel fiore della gioventù, con le armi in pugno, combattendo nella convinzione di difendere un ideale giusto.

Non mi riferisco, è ovvio, alla canaglia comunista, responsabile di azioni criminali come l’assassinio di Giovanni Gentile, o la strage di Porzus, o l’attentato di via Rasella, o mille altri fatti criminali. Mi riferisco a quelli che, nella drammatica contingenza dell’otto settembre, non scelsero di imboscarsi, ma presero le armi in pugno per continuare a combattere. E in guerra capita anche che si muoia: la guerra è una cosa seria, una cosa da uomini, non da froci.

La scelta era tutt’altro che facile e pacifica: da una parte, la barbarie nazista, dall’altra la barbarie del dollaro. Da una parte, la fedeltà al Re, il vincolo del giuramento: ma il Re scappò. Dall’altra parte la fedeltà al regime e all’unico uomo che davvero aveva fatto qualcosa di grande per l’Italia, Mussolini. Una scelta terribilmente difficile.

Ingannati dalle menzogne comuniste, tanti italiani si arruolarono in buona fede anche nelle formazioni comuniste, nelle quali, è doveroso ricordarlo, non c’erano solo criminali come un Toffanin, un Moranino, un Bentivegna e tanti altri. Si arruolarono in buona fede, seppero combattere e morire. E giova anche ricordare i molti partigiani comunisti, onesti, uccisi dai loro “compagni” perché colpevoli di cercare la verità sulla sparizione del famoso “Oro di Dongo” dopo la mattanza sul lungolago.

Quegli uomini valorosi non combatterono certo per la libera sodomia in libero Stato. Erano convinti di combattere per la libertà, per un futuro migliore. Non sculettavano ricoperti di paillettes e travestiti da pagliacci. Avevano le armi in pugno. Uccidevano e sapevano di poter essere uccisi. Erano uomini.

Questi uomini, combattenti dalla parte sbagliata, ma combattenti onesti e coraggiosi, morti da valorosi, vanno rispettati. La morte mette la parola “fine” alle miserie umane e finalmente la parola spetta all’unico Giudice vero, che non sbaglia mai. Davanti alla morte, conviene il silenzio, il rispetto, la preghiera.

Associare il canto partigiano allo squallore della sodomia è ingiusto e ripugnante. In questo paese alla deriva, ai vivi è stato fatto ogni peggiore oltraggio. Cerchiamo almeno di rispettare i morti.

Condividi questo articolo:

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Print

Lascia un commento:

5 commenti su “Le sfilate degli invertiti e “Bella ciao””

  1. Pienamente d’accordo, assurdamente e perversamente fuori luogo intonare quel canto in simili contesti.

  2. Uomini e …Donne! da entrambi i campi amico mio…..
    Oggi si direbbe (maschilisticamente) “Donne con le palle”
    C’erano le staffette, ma anche quelle con le stellette da ambo le parti.
    E nemmeno quelle sculettavano con i fru fru
    sono inorridito quando ha viste le due marinaie “sposarsi”
    sono figlio di un capo meccanico di prima classe della Regia Marina imbarcato sulla R.N. Vittorio Veneto, decorato e morto in seguito a quella che fu PRIGIONIA della sua nave ai laghi amari.
    Ma dove sono gli stati maggiori? da chi sono composti?
    dalla ministra in ciabatte?

  3. Cantino pure bella ciao e magari anche bandiera rossa……così la sinistra si squalifica definitivamente stando dalla parte del marciume morale ; l’importante per me è che non cantino Giovinezza o Faccetta nera!

  4. Carla D'Agostino Ungaretti

    Ci stiamo abituando a tutto, anche a un papa e a un vescovo (con le iniziali minuscole) che hanno detto che nel rapporto sessuale, omo o etero che sia, l’importante è la fedeltà. Io, invece, non riesco ad abituarmi a questo mondo capovolto in cui mi sembra di vedere il trionfo del “nemico” che stavolta ha mirato alto. Ma sono solo una debole peccatrice, facile allo scoraggiamento. Non posso fare altro che pregare perché Dio raddrizzi finalmente ciò che Lui ha creato e che ora Gli si rivolta contro.

  5. Gaetano Fratangelo

    La figura del partigiano e la sua canzone (Bella ciao) sono usati come simboli ideologici e strumentali per legittimare la perversione ed il relativismo morale.
    Sono ormai alcuni anni che vengono autorizzate manifestazioni che non sono espressioni di libero pensiero ma atti osceni in luogo pubblico.
    La Polizia omette le denunce o la Magistratura archivia?
    Altro discorso è la pervasiva e subdola presenza in manifestazioni pubbliche di tale canzone e dell’ Associazione dei Partigiani (A.N.P.I.).
    “Bella ciao” è assurto a inno di rivolta contro Salvini e i partigiani (gli eredi) che partecipano a convegni ed incontri pubblici anche quando non ha senso la loro presenza.
    Cercano solo il consenso o sono eterodiretti per sovvertire i valori morali della società?

I commenti sono chiusi.

Iscriviti alla nostra newsletter

Ogni settimana riceverai i nostri aggiornamenti e nulla di più.

Torna in alto