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Caro Cavaliere,

sono uno dei sessanta milioni di italiani che in questo morir dell’anno assistono al balletto un po’ isterico che si è scatenato per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Le assicuro che per un cittadino qualunque, quale io sono, non c’è niente di bello in tutto ciò. Mentre attorno a noi tutto sta crollando, mentre in meno di due anni si è creata una dittatura che ci porterà dritti alla rovina, ora dobbiamo anche sorbirci lo spettacolo poco degno e a tratti anche umoristico di queste formichine che si agitano freneticamente e formulano le mille ipotesi. Il bancario Adolfo sarà senza dubbio tormentato dall’ambizione, ma quali direttive gli daranno i suoi padroni? L’uscente Vidkun mostra invece un po’ di buon senso, ribadendo a ogni piè sospinto che lui se ne va a riposo, rassicurato dal fatto che a differenza di quanto avvenne in Norvegia, da noi i Vidkun non pagano le loro malefatte, anzi, sono premiati con un bel seggio di senatore a vita. E intanto le formichine si agitano e sono ridicole, perché non sarà certo da loro che arriverà la soluzione.

In questo triste panorama lei, signor Berlusconi, che ci fa? Che c’entra?

Sa, ricordo molto bene quel 26 gennaio 1994, quando lei annunciò la sua discesa nell’agone politico. Io fui tra i molti che le diedero fiducia. Lei si presentava come la vera, l’unica novità in politica, dopo che la tragicommedia di “Mani pulite” aveva spalancato la via del potere ai comunisti. E poi negli anni ho scritto tanti articoli in cui la sostenevo, soprattutto vedendo l’accanimento con cui la magistratura si era gettata a testa bassa contro di lei.

Il 26 gennaio 1994 lei aveva 57 anni, era dinamico e in piena forma, aveva alle spalle un eccezionale passato imprenditoriale.

Poi negli anni sono successe tante cose, che lei conosce molto meglio di me, e il mio appoggio – che non vale niente, sono un signor nessuno – è venuto meno, come l’appoggio di tanto elettorato, sempre più perplesso dalle giravolte di Forza Italia (e delle sue denominazioni successive). E poi si è arrivati al 16 novembre 2011, quando il precedente Vidkun, quello che lodava il massacro dei patrioti ungheresi nel 1956, mise sul trono il grigio professorino Monti, che aprì la stagione dei “governi dei non eletti”, che dura tuttora. E la cosa più sconcertante fu l’appoggio dato da lei a Monti.

Roba ormai del passato.

Mentre scrivo queste note è il 23 dicembre 2021, giovedì. Lei, signor Berlusconi ha 85 anni, che sono, mi consenta, 28 anni in più rispetto a quei 57 che aveva quando tenne il suo famoso discorso televisivo.

In questi 28 anni sono cambiate un sacco di cose, in Italia e nel mondo. E in lei, come del resto in tutti, è cambiata una cosa fondamentale: l’età.

Caro Cavaliere, il mandato di Presidente della Repubblica dura sette anni. 85 più sette fa 92.

Ma che senso ha farsi coinvolgere adesso nell’ennesima roulette per il Quirinale? Lei davvero pensa di poter reggere una carica così importante anche da ultranovantenne?

Ma soprattutto c’è un altro aspetto. Lei a casa sua è il Re, nessuno lo discute. Al Quirinale, e lei lo sa perfettamente, diverrebbe semplicemente la più importante delle marionette, o quanto meno la marionetta “pari merito” con quella di Palazzo Chigi. Per soddisfare la libidine di ricoprire la carica più importante di una repubblica peraltro in liquidazione, vuole proprio fare questa fine?

Secondo me, e il mio parere vale zero, ma glielo dico lo stesso, la cosa più bella che lei potrebbe fare, per l’Italia e per sé stesso, sarebbe un bel comunicato chiaro, inequivocabile, con il quale si dichiara fuori da tutti questi giochetti di potere. Si dichiara fuori perché lei è il primo a rendersi conto che a 85 anni è grottesco aspirare a un incarico settennale, si dichiara fuori perché in questi quasi trent’anni di attività politica lei conosce benissimo i meccanismi del potere e sa che al Quirinale non si arriva certo per “meriti illustri”…

La cosa più bella che lei potrebbe fare, sarebbe prendere atto dell’età – e non c’è nulla di tragico in questo, fa parte della vita – ritirarsi dalla politica, quantomeno dai suoi aspetti “competitivi” e poi, ma qui forse pretendo troppo, approfittare della quiete derivante da queste scelte per raccontare all’Italia e agli italiani cosa davvero è successo, cosa davvero portò al colpo di Stato con cui il Presidente cingolato consegnò il trono al grigio killer bocconiano. E poi ci sono di sicuro tante altre cose da raccontare. Insomma, scrivere le sue memorie politiche.

Sono convinto che sei lei farà queste scelte, verrà ricordato per il bene che ha fatto all’Italia e non per le ombre che ci sono anche nella sua vita – come nella vita di tutti – del resto super amplificate da una persecuzione giudiziaria senza precedenti.

Ci pensi, caro cavaliere. Pensi all’effetto dirompente (e al bene che farebbe all’Italia) di una sua dichiarazione più o meno così: “Cari concittadini, vi comunico ufficialmente che non ho la minima intenzione di partecipare alla corsa per il Quirinale. In compenso vi fornirò a breve le mie memorie su trent’anni di vita politica in Italia”.

Ci pensi. E intanto accetti i miei migliori auguri per il Santo Natale.

Paolo Deotto

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4 commenti su “Lettera a Silvio Berlusconi”

  1. Purtroppo la matematica non è opinabile 85+7=92….
    non c’è scampo.
    fatevi solo memoria che Enrico Dandolo condusse La Serenissima guidando le truppe al sacco di Costantinopoli ultranovantenne….saccheggiando qquella città e portando glorie a Venezia

  2. Sottoscrivo tutto, caro Direttore. L’ho sostenuto anch’io Berlusconi, mi sono indignata per la sua persecuzione giudiziaria, ma poi l’ho abbandonato quando si è trasformato politicamente, tanto che mi domando cosa ci faccia ancora nel cosiddetto centrodestra. Per la sua salute spirituale gli auguro di rientrare in se stesso e di rendersi conto che il tempo passa veloce e che è quanto meno ridicolo pensare di arrestarlo ricorrendo ai chirurghi plastici o facendosi accompagnare da giovani signorinelle. Sii un uomo come si deve, caro Silvio.
    E Buon Natale!

  3. Grande il nostro direttore, l’unica cosa di diverso rispetto al suo pensiero è che io invito il Sig Berlusconi ad andare a guadare i cantieri come fanno i suoi coetanei.
    Con l’occasione rivolgo a Lei ,a tutta la redazione e a tutti i suoi fedeli lettori i migliori auguri per un Santo Natale.

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