Soffermarsi sull’Italia dei persuasori televisivi che si fanno in quattro per convincere la gente a versare un obolo pietoso o volonteroso, sembra una futile faccenda. Tralasceremmo l’Italia della mafia, della droga, dell’aborto, della denatalità, del gioco d’azzardo legalizzato, dei preti e degli autorevoli impostori laici dispensatori di morte spirituale, e così via? Nemmeno per sogno!

Tuttavia i fenomeni minori, quelli che passano inosservati, anzi ottengono l’immeritato plauso di molta opinione pubblica, questi fatti consueti danno la misura della discesa nel pantano infetto e tenace, proprio in quanto ci si è assuefatti (con coscienze sonnolente e finte) all’inganno, all’iniquità, al costume immorale.

Alcuni vorranno rendersi conto di come possa essere deprecabile una colletta per scopi benefici, abbracciata e promossa da emittenti televisive di prima grandezza. Costoro saranno disposti a convenirne che i vari conduttori bellimbusti camuffati da democratici e gl’intrattenitori pieni di losco buon senso conformista, esagerino con i loro appelli e sermoni che, attraverso il piccolo schermo, troppo di frequente invitano a sborsare denaro mediante il telefono. Ma qui ci si arena.

Invece lo sveglio senso della rettitudine scopre l’abbaglio, provocato da decenni di bombardamenti sull’onestà, fatta apparire spregevole benché equa, e sventa l’inganno.

Anzitutto la questua televisiva presuppone una certa garanzia sul buon impiego della raccolta. Gli scandali che continuano a scoppiare in ogni dove nelle organizzazioni proclamate umanitarie, a partire da enti che sono filiazioni dell’ONU (vedansi le storie corrotte di tali società o agenzie) e gli stessi loro organici che assorbono quote esorbitanti degli introiti, dissuaderebbero dal sostenere simili imprese.

Sto facendo d’ogni erba un fascio? Può darsi che esistano associazioni, assistenziali o scientifiche per la guarigione di malattie e per altre opere meritorie, ben strutturate, conformi alla probità e non troppo lesive della veridicità. D’altra parte dovremmo elencare i molteplici loschi approfittatori del buon cuore, che mostrano filmati di poveri bambini da guarire, da salvare dall’indigenza, da trasferire, essendo stranieri, nella nostra fortunata società.

Ma risaliamo al nodo invariabile dell’ingiustizia di cui si tratta. Non c’è dubbio che i propagandisti delle collette ne predichino la necessità. Per loro – e sono investiti d’autorità – il mancato versamento del contributo da parte del popolo potrebbe pregiudicare un settore importante della salute pubblica, l’avvenire di ragazzi e di adulti innocenti, potrebbe rendere responsabile colui che si astiene dal partecipare – è implicito, ma chiaro: responsabile del male anche grave, della miseria fisica e interiore di esseri umani.

«Insensibile, gretto Egoista!» ci sentiamo rivolgere l’accusa, sotto il richiamo al dovere, alla solidarietà. «E insensato! Non vedi che domani il cancro può toccare a te o a uno dei tuoi cari? E non vuoi dare due euro alla Ricerca? E ti tieni stretti i due euro con i quali potresti alleviare le sofferenze d’un bambino africano. Così Dio sarà scontento di te e magari te la farà pagare; chissà, nella vita futura. Ipocrita, ti fregi del titolo di democratico egualitario! Negheresti l’opportunità per quel fanciullo di avere un avvenire secondo i diritti civili, un avvenire pari a quello di cui godesti?»

Ma l’uomo serio non abbocca. Egli vede bene che far dipendere da una questua cose serie come la ricerca sul cancro e su altre malattie incurabili o quasi, vede che appendere al filo d’una colletta la salvezza di gente disgraziata (o presunta tale), vede che affidare al contributo in denaro di cittadini e stranieri la conservazione di patrimoni artistici e culturali, di Venezia (si è arrivati anche a questo!) sono truffe bell’e buone. L’uomo dabbene si rifiuta di parteciparvi; possibilmente denuncia il raggiro.

Qualcuno dirà che se gli imbonitori o, meglio, i deplorevoli ricattatori delle coscienze, hanno trasmodato, l’intento resta valido, il contributo largito sarà utile.

Ragionamento di menti vinte dal sottile machiavellismo, quanto meno, dalla regola del male minore, che, insieme a tutta la morale modernista vaticana, ha accompagnato la società democratica e laica nella palude mefitica in cui ci troviamo, e dalla quale noi cerchiamo di sfangarla.

Nossignore! Non esiste beneficio che tenga, quando ottenuto con la falsità corruttrice.

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