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La mancata pubblicazione, settimana scorsa, del Nuovo Arengario ci consente di fare qualche riflessione “a freddo” sui risultati elettorali dello scorso 26 gennaio.

In Emilia-Romagna la Sinistra ha vinto. Punto e basta. Con tutto il rispetto per gli analisti che ancora in questi giorni sono impegnati a spaccare il capello in quattro per spiegare il perché e il percome del risultato, c’è un fatto certo e incontrovertibile, dato dalla freddezza dei numeri che, almeno per ora, non sono soggetti a distorsioni ideologiche.

Certamente desideravamo tutti la vittoria della Borgonzoni, ma dobbiamo anche rilevare, per correttezza, che la riconferma di Bonaccini è stata netta.

E allora? Allora, punto e basta e si ricomincia. Al 31 maggio si terranno le consultazioni regionali in Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto. E speriamo che la Destra sia in grado di elaborare una strategia valida e vincente.

L’obiettivo resta sempre quello, oltre ovviamente alla vittoria nelle prossime regionali, di mandare a casa il governo Giuda-Taide, anche se è inutile tacere che sarà dura, perché l’attuale maggioranza – per quanto ormai ampiamente non rappresentativa – mostra un commovente attaccamento alla poltrona e l’inquilino del Quirinale è comunque parte integrante del sistema che attualmente ci governa e che aspira soprattutto a sopravvivere.

Piuttosto è un altro l’argomento che ci pare molto importante.

La vittoria della Sinistra in Emilia-Romagna è stata letta da molti come la sconfitta personale di Salvini e, ammesso e non concesso che non ci sia troppa fantasia giornalistica, leggiamo in questi giorni di dissidi interni ai partiti di Destra, con la Meloni che aspirerebbe a una maggior visibilità, con Berlusconi che critica Salvini, e così via.

Il confronto in Emilia-Romagna era impari, ed è finito come sappiamo. Si è detto che Salvini aveva troppo “personalizzato” la consultazione e forse è vero. Tuttavia ci sono dei rapporti di forza all’interno dello schieramento di Destra che non si possono scordare e la Lega resta comunque il partito che ha il consenso della maggioranza. Forza Italia, di identità evanescente e comunque guidata da un leader che ha avuto molti meriti, ma che purtroppo non riesce a rassegnarsi al fatto che gli anni passano per tutti, è destinata a tramontare presto. Fratelli d’Italia è un partito serio, guidato da un’eccellente Giorgia Meloni, ma non ha il peso per competere con la Lega.

In questa situazione sarebbe davvero rovinoso se all’interno dello schieramento di destra si sviluppasse una sorta di “lotta” per la leadership. Servirebbe solo a disgustare gli elettori e a far perdere consensi alla parte politica che ancora difende i valori fondamentali a noi cari e cari a chiunque abbia conservato la ragione.

Piuttosto auspichiamo che dalla sconfitta in Emilia-Romagna la Destra sappia trarre i dovuti insegnamenti e che si ripresenti più che mai compatta, sui candidati e sui programmi, ai prossimi appuntamenti elettorali.

Salvini e Meloni sono due grossi personaggi. Insieme possono fare molto per l’Italia.

E da parte nostra non possiamo che invitare tutti gli amici che ci seguono a proseguire in quell’impegno, che è soprattutto culturale e di relazione, di difesa dei valori fondamentali su cui deve poggiare una società per essere una società “civile” in senso vero. e a proseguire nella preghiera quotidiana per la salvezza dell’Italia.

E Dio salvi l’Italia

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1 commento su “Parliamone con calma…”

  1. Carla D'Agostino Ungaretti

    Non avrei neanche bisogno di aggiungere commenti, tanto sono d’accordo. Ma una cosa non posso fare a meno di dire. Vorrei che Salvini, di cui riconosco in pieno l’acume politico, moderasse gli atteggiamenti istrionici e divistici che spesso assume, come suonare ai citofoni per fare domande idiote o farsi fotografare a letto con lasua compagna. Sono attegiamenti che gli alienano molte simpatie, o forse dovremo rassegnarci ad avere dei leader internazionali come il Donald o il Boris che sembrano non desiderare altro che salire sul palcoscenico? Se le cose stanno così, vuol dire veramente che il buon gusto, lo stile e la signorilità negli atteggiamenti, da parte di chi si propone come guida di un paese, sono morti.

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