Storie di Uomini italiani – Beato Giuseppe Toniolo – rubrica quindicinale a cura di Ion Dalca

L’insegnamento del Beato Toniolo: solidarietà, non lotta di classe

 

La Santa Chiesa ha beatificato, il 29 aprile 2012, Giuseppe Toniolo, «l’economista di Dio», il docente che indicò sempre il primato della persona umana e della solidarietà. Nato a Treviso nel 1845, dopo gli studi medi compiuti in collegio a Venezia, Toniolo frequentò l’Università di Padova, conseguendovi la laurea in diritto. A Padova ebbe inizio la sua carriera universitaria, che lo vide prima assistente dal 1868, e poi libero docente di economia politica dal 1873. Divenne infine ordinario a Pisa. Nel 1878 sposò Maria Schiratti, dalla quale ebbe sette figli. La sua fu una esperienza di famiglia ricca di tenerezza e di preghiera, una famiglia dove era di casa la Parola di Dio.

Il suo ideale era riconquistare la società a Cristo, dopo gli scossoni dovuti all’unificazione d’Italia e alla presa di Roma con la forza. Era animato dalla speranza in una civiltà fondata sul cristianesimo. Questa sua intuizione trovò il clima adatto nel pontificato di Leone XIII. Giuseppe Toniolo – molto stimato dal Pontefice e in rapporto personale con lui – divenne il grande apostolo della «Rerum Novarum», l’enciclica che proclamò per la prima volta i diritti dei lavoratori. Ciò fece di lui il “leader” dei cattolici sociali italiani a cavallo del secolo, e certamente uno dei più grandi testimoni sociali del nostro tempo.

Numerose le sue iniziative: dall’Unione Cattolica per gli Studi Sociali (1889), alla Rivista internazionale di scienze sociali (1893), alla «Società cattolica italiana per gli studi scientifici» (1889).

Giuseppe Toniolo morì il 7 ottobre 1918, poche settimane prima della fine della Prima Guerra Mondiale. Al suo capezzale era accorso padre Agostino Gemelli con i suoi collaboratori e fu in quella circostanza che Toniolo suggerì al suo fedele discepolo l’idea di dare vita ad una Università Cattolica. Padre Gemelli ricorderà in seguito quel momento con queste parole: «Ho dinanzi agli occhi la veneranda figura del professore Toniolo, l’organismo del quale era tanto consumato che sembrava essere ormai non più che un fragile vincolo che impediva allo spirito di ascendere verso il regno dei cieli. L’argomento della fondazione possibile e intravveduta dopo la fine della guerra di una Università, per modesto che potesse essere il progetto, accese l’animo suo; si colorì il volto; gli occhi divennero ancor più accesi e profondi. Ascoltò; poi incominciò a parlare lentamente, a mano a mano accalorandosi, invano trattenuto dai familiari che volevano impedire lo sforzo». Ancora qualche anno, e il suo sogno diventerà realtà. E che realtà, dato che, ancora oggi, la «Cattolica» primeggia nella formazione delle giovani generazioni.

Importanti le parole con cui Papa Benedetto XVI sintetizzò la figura del nuovo Beato, dopo avere ricordato i disagi e le sofferenze di tante famiglie «aggravate» – parole del Pontefice – «dalla precarietà del lavoro e dalle altre conseguenze negative provocate dalla crisi economica».

Di Giuseppe Toniolo, Papa Ratzinger ha ancora detto: «Fu sposo e padre esemplare, educatore dei giovani, economista e sociologo, appassionato servitore della comunione nella Chiesa. Attuò gli insegnamenti dell’enciclica “Rerum Novarum”». Enciclica, ricordiamolo, che poneva in primo piano il rispetto per l’uomo e non per il capitale. Come sottolineò il presidente della CEI, cardinale Bagnasco, sempre in occasione della proclamazione a Beato di Giuseppe Toniolo, «la società si rigenera quando segue i princìpi dell’etica sociale cristiana, mentre decade quando se ne allontana». Un po’ quanto sta accadendo.

Come dichiarò l’arcivescovo monsignor Agostino Marchetto al sito on line “Pontifex”, «Toniolo è stato beatificato non per le sue doti di scienziato o di economista, ma per le sue doti cristiane. Il suo insegnamento passa attraverso quel filo rosso che si  definisce ricerca del bene comune universale. Non per nulla, con sapienza, Papa Benedetto XVI ha ricordato, nella sua Enciclica “Carità nella Verità”, che la strada indicata dal beato Toniolo è quella della solidarietà, affinché nel mondo si creino le condizioni idonee per la crescita e lo sviluppo armonico di quel sacrosanto principio che è il bene comune». All’obiezione dell’intervistatore che gli ricordava come la crisi economica stesse dimostrando un crescente e smisurato potere della finanza sulla dignità dell’individuo, monsignor Marchetto rispose: «Questo è innegabile, accade da noi e accade da altre parti. Credo che sia giusto ribaltare questa logica e ridare all’uomo e alla sua dignità il posto prevalente. Dev’essere l’uomo, e non la finanza, a dettare il cammino della storia. E’ necessario ricreare un nuovo umanesimo. La finalità sana della politica sia quella di garantire pace e prosperità ed ovviamente buon governo alla popolazione e non arricchimento o prosperità per pochi. Altrimenti, manca del tutto la carità, vera dote del cristiano».

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1 commento su “Storie di Uomini italiani – Beato Giuseppe Toniolo – rubrica quindicinale a cura di Ion Dalca”

  1. Pier Luigi Tossani

    Mi chiedo se, tragicamente, quella di Marchetto non sia una marchetta. Anche lui, come Conte e come tanti altri, parla infatti di “Nuovo umanesimo”, la cui essenza massonica è ben spiegata dal prof. Stefano Fontana, qui

    http://www.lanuovabq.it/it/nuovo-umanesimo-no-grazie

    Credo sia molto probabile, perché, a proposito del Toniolo, Marchetto parla di “solidarietà”, che oggi è intesa nel senso di sinistra derivante dalla Rivoluzione Francese.

    Dubito anche che lo stesso Toniolo abbia mai usato il termine “solidarietà” in campo economico.

    E’ un concetto che mi suona affine a quello del “buon vivere”, mentre anche quello di “bene comune” resta ambiguo, se non innestato nel principio di sussidiarietà, che oggi è neglettato ovunque. Sono concetti che oggi si ritrovano nell'”Economia Civile” o di comunione, che non mi convincono per nulla, come dicevo qui

    https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2014/07/16/becchetti-e-bruni-per-superare-la-crisi-auspicano-la-fine-dellausterity-e-la-reciprocita-nelle-relazioni-e-la-partecipazione-secondo-zampetti/

    Nella Dottrina sociale, mi pare di capire che, alla fine, i problemi sociali non si risolvono con i buoni sentimenti, ma con la partecipazione popolare all’economia e alla politica, anzi con la soggettività piena del “popolo delle famiglie” (JPII, lettera alle famiglie, 1994), rispetto alla quale, alla fine, ogni altra prospettiva è fuffa.

    Per quanto riguarda il Toniolo, scrivevo qui come la sua eredità è stata ampiamente tradita e ritradita:

    https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/i-maestri-2/giuseppe-toniolo/

    perché la sinistra ha fatto il completo lavaggio del cervello al popolo, e si è impossessata di tutti i gangli di potere culturali, anche quelli cattolici. Con Sturzo è riuscita a fare lo stesso:

    https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/i-maestri-2/luigi-sturzo/

    Dei liberali, per par condicio, parlo qui

    https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2014/05/31/la-bussola-si-e-persa-sulle-liberta-dei-liberali/

    Dovremo bere il calice fino alla feccia….

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