Transrazzialismo: ovvero quando l’etnia è “fluida”

di Chiara Chiessi

Ogni giorno che passa scopriamo una nuova identità di genere. Fino ad adesso, ne abbiamo viste di tutti i colori: transgender, agender, bigender, gender fluid, transage….

Ma questa proprio ci mancava: la nuova frontiera dell’identità fluida è il transrazzialismo, cioè il decidere a quale etnia appartenere a seconda di ciò che si “sente”.

Come i transgender rivendicano il poter decidere di essere maschi o femmine a prescindere dal sesso biologico, allo stesso modo anche i sostenitori del transrazzialismo credono di poter decidere a quale etnia appartenere. L’etnia sarebbe dunque un concetto fluido che dipenderebbe dalla percezione che ogni persona ha di sé.

La prima attivista di quest’ennesima follia è una donna americana di Spokane, nello Stato di Washington, di nome Rachel Dolezal, la quale sostiene di sentirsi una donna di colore anche se nata con la pelle bianca.

Per anni ha raccontato di essere figlia di un padre africano e di una madre bianca, ma il racconto fu smascherato dalla stessa famiglia e le costò il posto di lavoro.  Dopo aver chiesto scusa per la bugia, la donna ha scritto il libro “in full color”, in cui teorizza il transrazzialismo.

L’attivista, che da piccola per sembrare nera si sporcava con il fango e che si disegnava con la pelle scura, ha dichiarato:

“Proprio come una persona transgender potrebbe nascere maschio ma identificarsi come donna, non fingevo di essere qualcosa che non ero ma esprimevo qualcosa che già eroEro nera e non potevo tornare indietro”.

Ci sono anche altre persone che si identificano come transrazziali: Ja Du è un transgender della Florida che dice di sentirsi filippino. Ha cambiato nome con uno più asiatico ed ha affermato che quando ha intorno musica e cibo filippini si sente come se fosse nella sua pelle. Ha creato anche una pagina ed un gruppo Facebook per supportare altri transrazziali.

Un’altra storia è quella di Martina Big, fotomodella tedesca che si è sottoposta a tantissimi interventi per assomigliare ad una “Barbie umana”. Ha poi deciso di cambiare colore della pelle e sta progettando diverse operazioni al viso per assomigliare ancora di più ad una donna africana.

Il transrazzialismo costituisce ancora di più una conferma della follia del gender diktat, per cui una volta che si apre una falla negando la realtà biologica e la verità dei fatti, le conseguenze non si possono più controllare e lo abbiamo visto molto bene anche in precedenti articoli: oltre a maschi che si credono femmine (e viceversa) e persone bianche che si credono nere, anche adulti che si credono bambini, animali, alieni.

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fonte: Osservatorio Gender – Famiglia Domani  

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