Assistiamo a un inganno su larga scala, per cui la gente viene abbindolata con l’importanza del PIL, come se dalle sue piccole variazioni dipendesse il buon vivere materiale e sociale, l’occupazione, l’equità delle retribuzioni, la sanità, i servizi statali e regionali. Viceversa il criterio che determina il PIL si basa sul profitto totale, sul liberalismo, sul mondialismo iniquo e oscuro.

 

Grosso modo, tutti credono di comprendere che cosa sia il PIL (prodotto interno lordo). Bisogna che se ne abbia un’idea sufficiente, dal momento che, parlando dell’economia nazionale, ogni giorno quotidiani e tivù citano il PIL come indice di prosperità o di crisi, di benessere o di malessere dello Stato. Ma si tratta di un raggiro.

Il popolo sovrano, colui che col voto determina assai i parlamenti, i governi, gli indirizzi politici, sa che per convenzione il valore del PIL influenza i mercati, l’interesse pagato sul debito pubblico dallo Stato, dalla Comunità, sa che il mercato sovranazionale, alla cui mercé si trova una buona quota del debito nazionale, può far salire gli interessi (spread) danneggiando l’Italia, specie rispetto all’EU, che vorrebbe tutelare l’Euro controllando i bilanci statali, imponendo gravose misure economiche. Dunque il popolo elettore sa abbastanza o intuisce tutto questo, ma ignora la verità della questione, ignora la frode del gioco, instaurato sia a pro di interessi stranieri, sia a pro d’una UE matrigna e deleteria per il benessere dei popoli che vi appartengono, specie del nostro, assoggettato a tale Unione abnorme, la quale prevede i bilanci degli Stati e spossessa gli Stati della moneta propria (senza contare l’imposizione di altre leggi comunitarie inique, relative al diritto. alla morale, ai costumi).

Tornando al PIL, esso dovrebbe essere all’incirca la misura del valore di mercato di tutte le merci e di tutti i servizi prodotti in uno Stato in un certo periodo di tempo.

Evidentemente tale criterio trascura i beni improduttivi, ma reali e ingenti, i capitali potenziali, e soprattutto ignora un dato essenziale del benessere: la giustizia distributiva, l’equità dei salari, la salute sociale. La disoccupazione, la povertà, l’indigenza dovuta allo sfruttamento del lavoro, la cultura (sana e vera) sono posposte alla prosperità economica complessiva, sono considerate semplici fattori variabili di tale prosperità, capovolgendo i valori con metodo positivamente incivile La tirannia dell’economia prevarica sul benessere civile essenziale, assolutamente primario.

Assistiamo a un inganno su larga scala, per cui la gente viene abbindolata con l’importanza del PIL, come se dalle sue piccole variazioni dipendesse il buon vivere materiale e sociale, l’occupazione, l’equità delle retribuzioni, la sanità, i servizi statali e regionali. Viceversa il criterio che determina il PIL si basa sul profitto totale, sul liberalismo, sul mondialismo iniquo e oscuro.

La generale impostura dei mezzi d’informazione fa credere che un mezzo punto annuale in più o in meno del PIL abbia grande importanza, che una crescita dello O.50% anziché dell’1% sia quasi disastrosa. Ci hanno mai spiegato questi signori perché mai una crescita sia sempre indispensabile? perché una più piccola crescita significhi recessione? Risponderebbero che si tratta di indici del buono o cattivo andamento economico, che influenzano i mercati. Soltanto qualche governante osa contrapporre i fondamentali economici: la sostanza delle attività e dei beni.

Sta di fatto che la grande finanza, la politica straniera e degli italiani satelliti dello straniero, speculano sull’artificio rappresentato dal PIL. Sono in campo poteri forti senza patria; neppure i nostri uomini politici più arditi osano smascherare lo sporco gioco finanziario e l’inversione dei valori. Non ho sentito dire chiaro da un governante che si potrebbe benissimo, anzi si dovrebbe, sacrificare anche un punto del PIL per ottenere maggiore occupazione, giustizia e pulizia, per il risanamento del Corpo sociale, affetto da corruzione, mafia, droga e ignoranza del Vero.

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1 commento su “Trascurabilità del PIL”

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