Il funerale del Cardinale Pell. Racconto, riflessioni, suggestioni

.

Splendeva un bel sole radioso sulla Basilica di San Pietro, con una allegra coda di turisti in attesa lunga un Perù, quando, ed erano quasi le undici, sono arrivata, a passo svelto, per non perdermi il Rito delle esequie del mio amato Cardinale George Pell. All’ultimo della fila domando se è lì per il funerale e  lui, con gli occhi in punto interrogativo, fa spallucce e allora capisco che, se mi metto ultima nel fanalino, alla Santa Messa arriverei all’ora del mai. Seguendo dunque le indicazioni di gruppetti di poliziotti sparsi (che mi danno istruzioni controverse e alcuni, non so perché , si mettono di sbieco) eccomi sul versante destro sotto al colonnato al check point sicurezza. Una poliziotta con berrettino a becco di papero mi dice: “Dove vuole andare?”. Rispondo al funerale del Cardinale, così passo e nessuno protesta se mi infilo nella coda. Oh! Eccomi nella pancia d’oro della Basilica vaticana ed è così splendida che ogni volta mi lascia a bocca aperta. Sì, ma dove si celebrano i santi riti?

Chiedo a un inserviente in divisa che mi dice avanti avanti fino al baldacchino dell’altare. Ubbidisco e mi trovo davanti un impedimento in legno, così giro torno torno spingendomi sulla sinistra finché mi trovo in un pertugio che consente di passare, ma è presidiato da due eleganti signori in divisa e da un armigero svizzero. Che non si possa passare? Mi domando e tremo. Mi avvicino circospetta. La guardia mi ferma: “Dove vuole andare?”. Rispondo al funerale del gran Cardinale. Puff, sono dentro e anche con un bell’anticipo e siedo su delle seggioline di plastica che sono state aggiunte, portate da un’automobilina, a causa del gran numero di fedeli accorsi per dare l’estremo saluto al cardinale australiano.

Ah, l’Australia, penso, dove ho abitato qualche mese in una delle belle baie di Sydney e dove ho trovato, sotto quei cieli ornati dalla Croce del Sud, ben poca fede. Un gran coraggio doveva avere il giovane George! E penso a tutte le mail che ho scritto, a destra e a manca, in Australia, urlando che era un errore condannarlo, una sciagura tenerlo in prigione, lui che era un vero uomo di Dio. Ho scritto a giornali, presidenti di tribunali, persino al carcere dove era detenuto… E ho duellato in punta di penna con i miei amici australiani, che lo descrivevano per come non era. Le stesse identiche turpitudini usate contro il mio amato Benedetto XVI… Ma torniamo a San Pietro dove è arrivato il feretro, seguito da una processione di vescovi e sacerdoti. La benedizione mi vede a occhi in su perché mi sento davvero in ottima compagnia. Sulla sinistra un potente San Benedetto e dall’altra parte Elia con il suo carro di sole. Che meraviglia, il cuore danza. Davanti, dritto al naso, ho la colombina dello Spirito Santo e tra i raggi che da lei emanano poderosi, tanti puttini a giocare a nascondino. Il cuore si scioglie e prego per George che mi è caro come se lo avessi conosciuto. Un fratello di fede.

Segue la santa Messa in latino, con bei canti. Bellissimo, per me, il salmo, che inneggia al Buon Pastore. Nell’omelia del cardinale Giovanni Battista Re, la biografia di Pell: un leone della fede, un grande Cardinale. Dopo la funzione, sento la voce di Bergoglio che parla in latino e lo vedo di sguincio, ma solo per un attimo perché il mio sguardo naturalmente da lui s’allontana. Non posso farci nulla, è così. D’un tratto si fa silenzio e la mia vicina di sedia, una signora con il velo e che, per prendere la Santa Particola, si è messa in ginocchio (meraviglia), mi domanda: “Ma la benedizione, me la sono persa?”. Ci guardiamo attonite. In effetti niente benedizione, niente “ite missa est”. O forse siamo state noi due che non abbiamo sentito, ma c’è anche un frate francescano dell’Immacolata e neppure lui ha sentito la benedizione… mah.

La Santa Messa è finita, i vescovi vanno via e riconosco tra tutti un altro Giorgio, Georg Ganswein, e ha il volto color cenere e magro magro e triste. La mia vicina ha colto il mio sguardo: “Sì, è in profonda tristezza, poverino!”. “Preghiamo per lui, dunque!”, dico e lei annuisce. Passa la bara del Cardinale e dietro anche la famiglia (il fratello altissimo e addolorato) e riconosco, oh Signore, in una bella signorina dai capelli lunghi e bruni una giovane che ho ammirato qualche giorno fa a una messa vespertina alla Madonna dei Monti. Sì, sì, sono  quasi sicura, è lei. Lei, mentre tutti prendevano la Santa Ostia sulla mano, si è inginocchiata davanti al sacerdote e con le mani in devozione, ha preso la Santa Particola proprio come si deve. Una meraviglia! Speriamo che la Santa Chiesa ritorni a splendere così e i tanti giovani sacerdoti in talare nera, elegantissimi e molto seri che erano oggi al funerale mi regalano sollievo e speranza…

Condividi questo articolo:

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Print

Lascia un commento:

2 commenti su “Il funerale del Cardinale Pell. Racconto, riflessioni, suggestioni”

  1. Ma almeno prima di criticare un messalino leggetevelo!
    Nei funerali congedo dei fedeli e benedizione sono omessi!

  2. Evidentemente alla devota signorina non hanno potuto dire di no e la Santa Comunione gliel’hanno data come Dio comanda; al Divino Amore, invece (l’ho già raccontato da qualche parte), meta di pellegrini che si sono fatti anche centinaia di chilometri, la negano tassativamente e non se ne parla nemmeno. Parola mia che l’ho sperimentato con dolore, sotto gli occhi della Madonnina tanto cara, dispensatrice di grazie (per grazia ricevuta io e mio marito eravamo là), sicuramente molto ma molto più addolorata di noi.
    Nei nostri cuori, cara e dolcissima Signora Benedetta, poco sollievo e poca speranza. Tuttavia sempre fermi nel confidare in Lei alla Quale, come dice la preghiera che tengo a mente da decenni, doniamo il nostro cuore, Madre del Buon Gesù, Madre d’Amore.

I commenti sono chiusi.

Iscriviti alla nostra newsletter

Ogni settimana riceverai i nostri aggiornamenti e nulla di più.

Torna in alto