Le anime-vittima e le stimmate in un libro di Don Marcello Stanzione

 

Le anime-vittima. I veggenti stigmatizzati”: è il titolo di un interessantissimo libro di Don Marcello Stanzione, edito dalla casa editrice cattolica Ancilla.

Scriveva il giornalista Saverio Gaeta nel suo best-seller “Le veggenti”, edito da Salani, che se il nostro pianeta non si è ancora dissolto nell’autodistruzione nucleare o per una catastrofica calamità naturale è soltanto grazie alle anime-vittima che – secondo Gaeta – sono per la maggior parte donne, umili e semplicissime, che si sono offerte al Signore e hanno preso su di loro stesse le drammatiche sofferenze che altrimenti sarebbero già toccate all’intera umanità.

Quella delle anime-vittime è una esperienza mistica che risale all’immagine del capro espiatorio immolato dai sacerdoti ebraici dinnanzi al tempio di Gerusalemme per riscattare i peccati del popolo. Gesù di Nazareth con la sua morte in croce si è fatto egli stesso agnello sacrificale. In seguito tutti i suoi veri seguaci sono stati coinvolti, a diversi livelli, in questa opera di salvezza attraverso la sofferenza e san Paola affermava nella sua lettera ai Colossesi di essere lieto nelle sofferenze che sopporta per i fratelli nella fede perchè in tal modo l’apostolo è certo di dare compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella sua carne a favore della Chiesa.

La maggior parte delle anime-vittima ha ricevuto le stimmate della passione, cioè le cinque ferite alle mani, ai piedi e al costato inferte a Cristo durante la crocifissione, sia in maniera visibile sia in maniera invisibile, percependone unicamente la costante sofferenza. I fenomeni di stigmatizzazione non sono rari nella storia della spiritualità; l’episodio più famoso, e tra i più conosciuti fin dall’antichità, è quello di San Francesco d’Assisi.

Gli autori cattolici parlano di varie note caratteristiche delle stigmate di origine divina: la repentina apparizione delle ferite e la loro repentina scomparsa, l’essere poste nei luoghi in cui Cristo ebbe le piaghe, l’effusione periodica di sangue, il carattere del sangue puro e limpido, l’assenza di suppurazione, la permanenza senza guarigione con medicine. Il fatto che in alcuni soggetti siano state prodotte da cause naturali, non esclude che, in determinati casi, abbiano avuto un’origine soprannaturale, dato che il potere di Dio è superiore a quello della natura. San Giovanni della Croce afferma che la stigmatizzazione esteriore, così pure la trasverberazione, siano una conseguenza della stigmatizzazione interiore; quindi queste ferite sono  il termine di un processo che inizia nell’anima.

Ordinatamente Dio non concede nessuna grazia al corpo senza prima, e principalmente, averla concessa all’anima. Coloro che considerano la stigmatizzazione un’azione diretta di Dio, compiuta o direttamente o per mezzo di un angelo, la ritengono una grazia carismatica; per gli altri sono un epifenomeno, che procede naturalmente dall’azione misteriosa di Dio nell’anima attraverso  la sua ripercussione nella parte somatica.

L’elemento interiore è senza dubbio il più valido. Certamente le stigmate non possono essere considerate un elemento mistico decorativo. Hanno un significato più profondo, una dimensione più ampia e una proiezione più religiosa: per il dolore che comportano, conducono il mistico a una maggiore e più perfetta somiglianza del Corpo mistico di Cristo, cioè la Chiesa, col suo corpo fisico, cioè con Cristo stesso: lo stigmatizzato è membro del Corpo mistico, cioè della Chiesa. Perciò sprona la Chiesa a riflettere in sé Cristo con maggiore perfezione. Infine lo stigmatizzato, con le sue ferite e sofferenze, si offre come esempio che richiama l’attenzione dei cristiani e ricorda loro il mistero della redenzione; inoltre egli stesso si  unisce all’opera redentrice di Cristo, soffrendo per gli altri, e contribuisce all’espansione e al consolidamento del regno di Cristo.

Il bellissimo libro scritto da don Marcello Stanzione presenta una lista di mistici che va da san Francesco a Santa Veronica Giuliani e alla Beata Caterina Emmerick, da santa Mariam di Gesù Crocifisso alla Beata Elena Aiello e a Teresa Neumann, da Edvige Carboni a Marthe Robin e a Natuzza Evolo. Sedici sono i profili che questo libro illustra di uomini e donne che hanno ricevuto il dono straordinario delle stimmate. Da queste figure meravigliose che hanno reso santa la loro vita sotto il segno della croce, emerge che le ferite di Cristo crocifisso e risorto non sono segno di morte ma di vita, di vittoria dell’amore sull’odio, di grazia sovrabbondante donata da Dio e da elargire a tutti. Le braccia degli stigmatizzati sono come quelle di Gesù crocifisso: aperte per abbracciare ogni creatura, partecipando attivamente all’opera redentrice di Cristo. La sofferenza offerta diventa così delizia che genera energia spirituale e rende semplici uomini e donne simboli viventi di quell’Amore e di quella Misericordia da cui proveniamo.

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