Di certo, l’essere umano è imperfetto, peccatore e, chi più chi meno, tutti sono affetti da vizi del comportamento. Ciò non toglie che, secondo le inclinazioni, vi siano persone condizionate da una differente gamma di difetti del carattere, per lo più favoriti da un genere di temperamento. Molti si possono raggruppare in categorie di individui aventi uno stesso contegno, manifestato nella propensione sociale e politica, sia che convengano in manifestazioni e adesioni a movimenti, sia che votino per un partito. Costoro sono soggetti a farsi influenzare, sedurre e comprare, ma seguendo la loro predisposizione.  

Un dato comune ai progressisti, pacifisti, libertari, umanitari, protestatari, internazionalisti, favorevoli al cosmopolitismo (nonostante sostanziose contraddizioni inerenti alla nazione cui appartengono e alle sue tradizioni) è il capriccio, la notevole debolezza di carattere, propri dei figli di papà o, meglio ancora, delle femmine figlie di papà. Questi bambini poco cresciuti sono coloro che non accettano la realtà che li scomoda. Per loro la contrarietà di qualunque genere costituisce un affronto; subito stupiti e irritati si adontano, trovano chi o che cosa ne è responsabile, subito puntano il dito accusatore, il livore sprizza dai loro pori di sentimentali, di uomini e donne di buona volontà, di accoglienti d’ogni diverso, d’ogni migrante, d’ogni colpevole, in cui sempre si esprimono promettenti germi di redenzione per il reinserimento sociale. La brama umanitaria che li acceca, facendoli apparire campioni della carità, cancella il loro autolesionismo implicito nelle porte aperte a chiunque, come essi le vogliono nel consorzio civile: questa passione contraria all’ordine, compie inaudite acrobazie allorché i loro interessi vengono toccati non solo dallo straniero, ma dal vicino di casa.

E siamo giunti al nodo della questione. La caratteristica prevalente dei contestatori sessantottini e di tutti quei movimenti utopistici dediti a speranze spurie, anzi disoneste, anzi empie, è l’essere nemici dell’ordine, sconvolti dalla regola che costringe per rettificare, turbati dalla pulizia, dalla purezza, vista come una deplorevole e pericolosa estremità. I contestatori libertari in effetti amano la sporcizia (anche le femmine ossessionate dall’igiene personale), amano il disordine, che garantisce non sia posto confine a qualsiasi possibilità, di qualunque sorta possa essere; per cui ammettono come lecita e giusta qualsiasi perversione, trovandosi partecipi d’un’orgia delle idee e dei sentimenti. Essi, individui assurdi, negherebbero la morale o una parte essenziale di essa, quando non esiste chi, in possesso delle proprie facoltà, possa essere altro che un essere morale, così come dovrebbe essere etica qualunque società umana.

E le sardine? Banalmente, fanno parte a pieno titolo di quest’ultima categoria di gente viziata, incoerente, inconsistente. Detestano il decreto sicurezza, che i politici di sinistra promettono di abolire. L’insicurezza le rassicura, è il loro pane, sta nel loro plancton. Coltivano il ponziopilatesco scetticismo circa la verità; il loro emblema è il Sofista. Al pari dei sessantottini, che scomparvero nel giro di un anno (non sparirono già quelle idee malsane insinuate in ogni dove dalle massonerie), le sardine presto si dissolveranno nel mare del tempo, senza lasciar traccia, se non presso qualche intellettuale furbacchione o fessacchiotto, che le avrà riesumate per ascoltatori e lettori della stessa genia.

Intanto l’astuzia dei partiti di sinistra che hanno suscitato siffatto movimento ittico e che presumono di sfruttarlo, è un espediente boomerang. Questi demagoghi con l’acqua alla gola sono tardi nel comprendere la loro bocciatura da parte dell’elettorato. La gran massa del popolo è giustamente incredula verso la politica, specie verso di loro; non abbocca affatto all’esca della sardina. Il popolo preponderante, nella sua ignoranza si basa sul fiuto e, una volta che ha fiutato il raggiro, non c’è più niente da fare.

A costo di ripetermi: quando elessero Trump (sono molte oggi le analogie fra il sentimento popolare in America, in Inghilterra, in Francia, nell’Est Europa e da noi) i democratici vollero mettere in campo i pezzi grossi e grossissimi del partito, della cultura, del cinematografo, e fecero fiasco. Ora, in Italia certi pezzi grossi e grossissimi, o che figurano essere tali, come Bergoglio, se vogliono ottenere qualcosa dimostrando acume, dovrebbero cambiare musica, tenersi sobri e tranquilli, anziché fare i propagandisti di prodotti adulterati e i predicatori di eresie. L’europeismo è assai impopolare, la propaganda dell’accoglienza è assai impopolare, le varie prediche animaliste, ecologiste, antifasciste, colorate di mondialismo, sono assai maleodoranti. La gente non ama né i lupi né gli orsi, se ne infischia delle specie attualmente in via d’estinzione. Ormai è la storia del lupo. La gente è stanca di fandonie e di imbonitori. L’aver gridato troppe volte Al lupo!, fa sì che non si sia creduti, neppure quando, casomai, ne valesse la pena.

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