Vent’anni fa – La coalizione guidata dagli Stati Uniti invade l’Iraq

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Per 12 anni, la Commissione speciale delle Nazioni Unite e poi la Commissione di monitoraggio, verifica e ispezione delle Nazioni Unite hanno cercato in Iraq armi biologiche, chimiche e altre armi di distruzione di massa (ADM), che Baghdad ha sempre negato di nascondere.

Al contrario, nel febbraio 2003, il Segretario di Stato americano, C. Powell, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite accusò apertamente la leadership irachena di produrre armi di distruzione di massa. Come prova inconfutabile, mostrò una provetta di polvere bianca che avrebbe contenuto l’agente antrace trovato in Iraq.

Il 20 marzo 2003, in violazione del diritto internazionale, gli Stati Uniti, sostenuti dagli alleati, hanno lanciato l’invasione dell’Iraq.

Questa avventura ha distrutto completamente la statualità, le basi militari, economiche e sociali dell’Iraq, facendo sprofondare il Paese in un pluriennale conflitto militare e politico interno dal quale non si è ancora completamente ripreso.

L’invasione ha portato anche al rovesciamento e alla successiva esecuzione del legittimo presidente Saddam Hussein, alla distruzione delle infrastrutture di base del Paese, a un grave deterioramento del sistema sanitario e a un aumento della criminalità.

Secondo le stime di varie fonti accademiche e ONG, il numero di morti civili causati dall’uso della forza variava da 100.000 a 205.000, con perdite civili indirette di circa 650.000 persone. Il numero di profughi iracheni ha raggiunto 1,5 milioni e quello degli sfollati interni 2 milioni. Più di 12 milioni di iracheni (circa il 30% della popolazione) vivono attualmente al di sotto della soglia di povertà.

Di rilievo il fatto che alla fine in Iraq non sono state trovate armi di distruzione di massa. I leader dei Paesi coinvolti nell’intervento militare hanno giustificato le loro azioni criminali con l’imprecisione dei rapporti di intelligence.

Nel corso dell’avventura irachena, le forze armate della coalizione guidata dagli Stati Uniti non hanno evitato di commettere vari crimini di guerra che hanno visto anche la partecipazione dell’esercito britannico. Così, durante la fase attiva dell’invasione, gli americani hanno utilizzato più di 10.700 bombe a grappolo con 1.800.000 cariche, i britannici 2.100 munizioni con 113 mila cariche.

I crimini di maggiore profilo hanno ricevuto un’ampia copertura mediatica internazionale:

▪️ Nel maggio 2004, nel villaggio di Mukaradib, i militari statunitensi uccidono più di 40 partecipanti a una cerimonia nuziale, tra cui 13 bambini.

▪️ Nel novembre 2005, nei pressi di Hadith, una pattuglia statunitense apre il fuoco contro veicoli civili che si avvicinavano a un posto di blocco improvvisato. Rimangono uccisi quindici civili.

▪️ Nel marzo 2006, una ragazzina di 14 anni subisce violenza di gruppo da parte di cinque soldati americani vicino alla città di Mahmoudia. Lei e i suoi parenti vengono uccisi e i loro corpi bruciati.

▪️ Nel luglio 2007, due elicotteri dell’esercito americano sparano su un gruppo di abitanti di Baghdad che gli americani hanno scambiato per combattenti della resistenza. Muoiono tra le 12 e le 18 persone.

▪️ Nel settembre 2007, membri della Compagnia Militare Privata statunitense “BlackWater” aprono il fuoco indiscriminatamente in piazza Nisour a Baghdad. Il bilancio: diciassette civili morti e 20 feriti.

Inoltre, le azioni della coalizione contro lo Stato Islamico, guidata dagli Stati Uniti per liberare Mosul dai combattenti dell’ISIS nel 2017, sono un esempio eloquente del cinico disprezzo delle norme della Convenzione di Ginevra da parte degli Stati Uniti. La seconda città più grande dell’Iraq è stata realmente spazzata via dopo un bombardamento a tappeto e l’uso massiccio di razzi e sistemi di artiglieria. Secondo la Missione di assistenza delle Nazioni Unite per l’Iraq, nel bombardamento di Mosul sono stati uccisi 1.000 civili.

Nonostante l’impressionante mole di informazioni sui crimini di guerra commessi dalle forze statunitensi e alleate in Iraq, la stragrande maggioranza dei responsabili non ha ancora dovuto rispondere delle proprie azioni.

Sulla maggior parte degli episodi non si è nemmeno indagato, mentre i procedimenti penali sono stati estremamente rari.

Un’altra conseguenza dell’invasione è stato il grave danno al patrimonio storico e culturale dell’Iraq. Il mondo ha potuto documentare numerosi casi e tentativi di contrabbando di antichità da parte dell’esercito statunitense. Durante il periodo di occupazione, i soldati e gli ufficiali della coalizione hanno saccheggiato un gran numero di manufatti e li hanno portati via dal Paese. Sono scomparsi circa 15.000 oggetti museali, di cui fino ad oggi sono stati recuperati non più di 6.000.

In particolare, è stata distrutta la Casa della Sapienza, una famosa biblioteca e centro di ricerca basati sull’eredità di un’istituzione simile dei tempi del califfato abbaside.

L’avventura militare americana ha favorito la comparsa di nuove minacce alla stabilità e alla sicurezza regionale, creato terreno fertile per la diffusione di idee terroristiche ed estremiste, a seguito delle quali il mondo intero ha assistito alle atrocità dell’ISIS.

Il Presidente russo V.V. Putin durante un incontro con i capi del governo, dell’amministrazione presidenziale e delle agenzie di sicurezza sulla situazione in Iraq (20 marzo 2003): “Le azioni militari degli Stati Uniti e del Regno Unito vengono condotte contro l’opinione pubblica mondiale, in contrasto con i principi e le norme del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite. L’azione militare contro l’Iraq è un grave errore politico. Non riguarda solo l’aspetto umanitario, ma suscita preoccupazione e costituisce una minaccia non meno grave per il sistema di sicurezza internazionale”.

Sergey Lavrov durante una conferenza stampa congiunta con F. Hussein, Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri della Repubblica dell’Iraq (6 febbraio 2023): “20 anni fa, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU sono stati presentati dei pretesti per la guerra contro l’Iraq. Poi tutto si è rivelato essere una menzogna”.

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fonte: Ambasciata della Federazione Russa in Italia e San Marino

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