“Colloqui minimi”, di Ettore Gotti Tedeschi. Un viaggio nel passato molto attuale

Il titolo non deve ingannare: i colloqui sono “minimi” solo perché brevi, sintetici, alcuni secchi come una fucilata, altri un po’ più estesi. Ma gli interlocutori sono tutt’altro che “minimi”, perché l’Autore intervista, con domande brevi e chiare, e a volte anche un po’ maliziose, la Storia dell’umanità.

E si parte da un’intervista a San Michele Arcangelo, per trovarsi via via a colloquiare con Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè. Ma possiamo sapere anche il pensiero di Ettore di Troia, di Cristoforo Colombo e di Newton, di Voltaire e di Pio VII, di Beniamino Franklin e di Adam Smith, e continuare fino a Karl Popper e a Giovanni Paolo II.

E potremmo andare avanti a elencare i personaggi con cui l’Autore parla, ma la cosa migliore è che voi, cari lettori, acquistiate “Colloqui minimi”, di Ettore Gotti Tedeschi, edito da Fede & Cultura, un libro solo in apparenza “leggero” e lo leggiate e rileggiate e lo facciate leggere ai vostri amici.

Le dimensioni del libro (432 pagine) non devono intimidire; si legge facilmente, perché lo stile è scorrevole e la singolare struttura dell’opera fa sì che ogni brevissima intervista sia già un’operetta autonoma.

L’Autore dedica il libro ai suoi nipotini e questa dedica è opportuno leggerla attentamente, perché spiega la ragione del lavoro:

Ai miei, attualmente, quattro nipotini: Olly, Andrew, Pietro e Caterina. Avendo la quasi assoluta certezza che, quando avranno la maturità per capire quello che studiano, non avranno più molte possibilità per mettere in discussione la verità che verrà imposta da un sistema educativo che pretenderà omogeneità culturale, propongo queste letture su personaggi e fatti storici rilevanti, utile a riflettere su cosa è verità, come viene spesso proposta – imposta, come cercarla, come valutarla. Valga come esempio del rischio che corrono quello addirittura insinuato da illustri membri della Chiesa che, per proporre modifiche alla dottrina di fede cattolica, spiegano l’esigenza di farlo, dicendo che quello che Gesù Cristo ha detto potrebbe essere stato manipolato e modificato, perché allora non c’era il registratore… Se questa considerazione fosse vera, la storia credibile inizia da quando Thomas Edison inventa il registratore, cioè a fine Ottocento e comincia a farlo produrre nel Novecento… In realtà, anche se fosse esistito il registratore, gli stessi personaggi direbbero che la registrazione è stata alterata.

Perché la sola verità è quella che loro vogliono sia. La verità è ciò che impiegherete tutta la vita a cercare, conoscendola, disconoscendola, riconoscendola…

Magari questo libro, quale esempio storico di verità vere e false, potrebbe rappresentare un allenamento utile per riuscirci”

e Giovanni Zenone, editore, nella prefazione scrive:

“Avete tra le mani un testo che passerà alla storia, anzi, è già un pezzo di storia, e di quella che davvero è magistra vitae, non quella riscritta ad usum delphini, per ingraziarsi il potere dominante democratico, relativista, inclusivo, femminista, gay, pauperista, immigrazionista, pastorale, ecumenista, vaticansecondista, ecologico, pacifista, genderista e tutte le vecchie eresie in salsa tiepida che dia sapore di novità. Un pezzo di storia perché qui si sentono in viva voce i giudizi tranchant e irriverenti di chi, passato ormai a miglior vita, se ne infischia del rispetto umano per le autorità che non meritano di stare dove stanno, e vede lontano grazie alla prospettiva alta, quella dell’eternità…”

Insomma l’Autore ama la Verità, la cerca e provoca, interroga, insinua… ma la matrice fondamentale è sempre quella: la Verità, e la libertà che può esserci solo con la conoscenza e l’amore per la Verità.

Naturalmente con le domande spesso irriverenti, l’Autore riceve anche risposte secche, arroganti, anche se non sempre molto argomentate. Si direbbe che nei secoli la tracotanza del potere (e dei camerieri del potere) sia sempre stata uguale: infatti quando l’Autore chiede a Melchiorre Gioia:

“Lei è uno dei due piacentini cui mi riferisco in questo excursus, ma non tanto perché lei fu economista e statistico (piuttosto modesto in realtà), quanto perché rappresentò culturalmente il segno dei suoi tempi: prete mancato (ex Collegio Alberoni), giansenista, perciò eretico (almeno finora, chissà tra poco dopo Lutero si rivaluterà anche Giansenio…), ovviamente massone (del Grande Oriente d’Italia), cospiratore antiaustriaco con Silvio Pellico nella setta carbonara dei “Federati”, ecc. Mi riferisco a lei anche ricordando ciò che di lei disse il grande Beato Antonio Rosmini, il quale accusandola di opportunismo, poiché lei elogiava il potere per avere vantaggi e benemerenze, la definì “un ciarlatano”. Ciò nonostante le hanno titolato il liceo classico ginnasio M. Gioia a Piacenza. Chissà perché.”

Cosa si sente rispondere? Ecco la risposta:

“Non ti rispondo, ignorante, impertinente e bigotto baciapile!”

Cambiate gli aggettivi e usate quelli di moda oggi, da omofobo, a razzista, a quel che volete, ma la sostanza resterà sempre la stessa: il “Potere” è arrogante e non dà spiegazioni. Domina e basta. E insulta chi non bacia la pantofola.

E al “Potere” possiamo e dobbiamo contrapporre la nostra libertà, quella che ci viene data solo dalla Verità.

Questo libro è un ottimo strumento per salvare la propria libertà. È da leggere e far leggere.

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