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Gv 18,1-19,42

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Siamo giunti al venerdì santo, oggi tace ogni clamore, la Chiesa sosta ai piedi della croce per meditare ancora una volta, sull’ immenso dono di amore del Signore.
Tace, la Chiesa. Tacciono, i discepoli.

Le nostre chiese sono spoglie; così come lo sono i nostri cuori e le nostre menti, vuote e spoglie perché non abbiamo compreso il valore immenso della Parola e li abbiamo riempiti di aria fritta e inutili cianfrusaglie.
Il silenzio, è la giusta medicina per curare la nostra umanità dal frastuono mondano, ma noi abbiamo paura del silenzio, perché fa emergere le nostre paure, i mostri che ci siamo costruiti, i nostri peccati. Siamo piccoli uomini in preda ad un delirio di onnipotenza.

Spesso mi chiedo, cosa passi per la testa bacata dei governanti e politicanti del momento, sembra proprio che vogliano fomentare l’odio e la discordia, per poter fare i loro sporchi interessi.
Dio invece ha avuto il coraggio di abbassarsi, di incarnarsi, assumendo la nostra natura umana, al fine di glorificarla, cambiando le sorti dell’uomo.

Ed ecco ora, il Figlio di Dio, vilipeso e oltraggiato, appeso ad una croce.
Dio è arrivato fino a questo punto per dimostrare il suo amore!

L’uomo Dio, ormai esangue, pronunzia una sola parola: “Tutto è compiuto!”
Si, tutto è stato detto, tutto è stato fatto, tutto è stato dato.
A noi, ora, non resta che piegare le ginocchia e professare apertamente come fece un pagano, il centurione romano: “Davvero quest’uomo (Gesù) è il Cristo di Dio!”

Ecco che l’albero della croce, diviene segno di salvezza e rinascita espressione viva della donazione totale,
testimonianza d’amore.

La Croce, deve diventare l’unità di misura nel nostro discernimento quotidiano, orientare tutte le nostre scelte.
Fermiamoci in silenzio!

Vi benedica Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.