Parliamo un po’ di 25 aprile – parte seconda

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Due giorni fa abbiamo introdotto l’argomento (https://www.ilnuovoarengario.it/parliamo-un-po-di-25-aprile-parte-prima/ ), ricordando anzitutto che il 25 aprile 1945 l’Italia era una Nazione sconfitta e lacerata al suo interno dall’odio tra italiani, dopo quasi due anni di guerra civile.

Oggi vorremmo offrire all’attenzione di quanti hanno la pazienza di seguirci un breve sunto della vicenda dell’Uomo Qualunque, un partito politico che ebbe vita breve ma molto intensa. È una vicenda molto utile da conoscere, se si vuole capire bene il clima politico che si respirava in Italia negli anni tra il 1944 e il 1948, quando poteva avere un senso temere un’eventuale “restaurazione” fascista.

Si direbbe però, rileggendo la Storia di quel periodo, che nei pensieri di gran parte degli italiani ci fosse ben altro.

L’Uomo Qualunque non nacque come partito politico. Era il titolo di una rivista fondata e diretta da Guglielmo Giannini, un vivace giornalista, scrittore e commediografo napoletano.

La rivista nacque a Roma il 27 dicembre 1944 ed ebbe subito un successo che prese in contropiede lo stesso fondatore. Dopo una prima tiratura di diecimila copie, le pressanti richieste dei rivenditori obbligarono l’editore a stamparne subito altre venticinquemila, poi altre venticinquemila, fino ad arrivare, in tre giorni, alla vendita di ben ottantamila copie. Pur tra alterne vicende (le pubblicazioni a stampa erano comunque soggette al controllo degli Alleati e la fornitura di carta era contingentata), L’Uomo Qualunque a fine aprile del 1945 si era stabilizzato su una tiratura, assolutamente eccezionale per l’epoca, di 780.000 copie.

A cosa era dovuto questo grande successo?

Guglielmo Giannini era già conosciuto: giornalista brillante, aveva avuto successo anche come paroliere e come scrittore di commedie poliziesche, genere teatrale del quale è considerato il fondatore in Italia. Dopo le vicende del 25 luglio 1943 e soprattutto dopo l’8 settembre e la conseguente spaccatura dell’Italia in due, sentì – come lui stesso racconterà – il bisogno di “fare qualcosa” per l’Italia e cominciò a peregrinare tra i partiti che, ancora clandestinamente, incominciavano a rialzare la testa. Dopo l’ingresso delle truppe americane in Roma (4 e 5 giugno 1944), avvenuto senza combattimenti perché i tedeschi, al comando del Feldmaresciallo Kesselring preferirono ripiegare verso Nord, nella Capitale si stabilì un clima di libertà, seppur vigilata dalla Commissione Alleata di controllo.

Giannini, che come dicevamo, aveva avuto contatti con tutti i partiti politici, quando ottenne l’autorizzazione a pubblicare la sua rivista, esordì con un articolo di fondo in cui si distaccava in modo netto dal coro di osanna per la ritrovata libertà. E non lo faceva, si badi bene, per nostalgie fasciste. In questo caso la sua rivista sarebbe stata subito sequestrata. Leggiamo qualche passaggio del suo editoriale di presentazione della nuova rivista “L’Uomo Qualunque”:

Questo giornale non è organo di nessun partito. Le vere forze politiche italiane non si sono ancora rivelate, come non si sono ancora rivelate le ben più importanti e decisive forze politiche europee. Non esistono partiti, ma programmi, sui quali uomini volonterosi operano per formare dei partiti. Quei programmi sono tutti affascinanti; le idee dalle quali nascono sono tutte nobili… Libertà, prosperità e giustizia sono generosamente promesse da tutti e, in teoria, non c’è che l’imbarazzo della scelta del più virtuoso tra tanti partiti tutti ugualmente perfetti. In pratica assistiamo all’ignobile spettacolo di un arrivismo spudorato, al brulicare di una verminaia di ambizioni, a una rissa feroce per conquistare i posti di comando dai quali poter fare il proprio comodo e i propri affari”.
“Questa rissa, cui l’Uomo Qualunque non partecipa, si svolge tra uomini politici professionali, che vivono di politica, che non sanno far altro che politica, e che, per ragioni di pentola, hanno trasformato la politica in mestiere… il fascismo, che ci ha oppressi per ventidue anni era una minoranza. Lo abbiamo combattuto con la resistenza passiva e lo abbiamo logorato, tanto che è andato in frantumi al primo colpo serio che gli angloamericani gli hanno vibrato. L’antifascismo e il fuoruscitismo hanno fatto enormemente meno… antifascisti e fuorusciti erano e sono costituiti da ‘uomini politici professionali’ avversari e nemici degli ‘uomini politici professionali’ che costituivano il fascismo…

E proseguendo:

“… da quasi mezzo secolo si vive nel nostro Paese una vita d’inferno a causa della gelosia di mestiere tra i politici di professione. Rivolte, attentati, scioperi, agitazioni, inflazione industriale, caro-vita, interventismo, crisi del dopoguerra, speculazione sulla crisi, fascismo, aventinismo, fuoruscitismo, dittatura, guerre per consolidare la dittatura, catastrofe per liberarcene, sono, per tutti gli italiani, conseguenze del rabbioso litigio fra i 10.000 pettegoli. Siamo finalmente rovinati: cos’altro vogliono da noi gli autori di tutti i nostri mali? Che sopportiamo altri esperimenti, che altri pazzi provino sulle nostre carni le loro teorie?… Noi non abbiamo bisogno che di essere amministrati: e quindi ci occorrono degli amministratori, non dei politici… (ci serve) un buon ragioniere: non occorrono né Bonomi, né Croce, né Selvaggi, né Nenni, né il pio Togliatti, né l’accorto De Gasperi… (ci occorre) un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada al 31 dicembre e che non sia rieleggibile per nessuna ragione”.

E il focoso Giannini non risparmiava critiche nemmeno all’intervento italiano a fianco degli Alleati e contro i tedeschi, dopo l’8 settembre:

“… gli angloamericani non sono i nostri alleati, ma i nostri vincitori. Il soldato italiano, dopo aver combattuto per tre anni e mezzo con onore, non deve essere umiliato con l’incarico di portare le salmerie delle armate angloamericane…

 

Insomma, Guglielmo Giannini dava voce a quella larga parte del popolo italiano che era solo desideroso di tornare a una vita normale, di riprendere a lavorare, che era stanco di furori ideologici che avevano portato solo morte e distruzione. Erano quegli italiani che non volevano uno Stato totalitario, ficcanaso e invadente. La proposta di nominare un “ragioniere” che pensasse solo a tenere i conti a posto, in carica per un anno e non rieleggibile per nessun motivo, era chiaramente provocatoria, ma rispondeva al senso di stanchezza del popolo, a cui non interessava altro che poter vivere finalmente in pace e sicurezza.

Sulla prima pagina della Rivista L’Uomo Qualunque campeggiava l’immagine di un omino schiacciato da un enorme torchio, che gli faceva schizzare dalle tasche le poche monete che possedeva. Una vignetta, rimasta famosa, mostrava un muro con le scritte “Abbasso Mussolini”, “Abbasso Hitler”, “Viva De Gasperi”, “Viva Togliatti” e sotto quelle scritte un omino che col carboncino scriveva “Abbasso tutti”.

E fu sull’onda dello straordinario successo della Rivista (a cui si era anche affiancato un quotidiano, Il Buonsenso, che Giannini annunciò, l’8 agosto 1945, la fondazione del partito politico denominato Fronte dell’Uomo Qualunque. Il programma del partito era decisamente vago: “VOGLIAMO VIVERE IN PACE E LIBERAMENTE, NELLA MAGGIORE E MIGLIORE PROSPERITÀ, AMMINISTRATI DA UN GOVERNO CHE CI DIA I PUBBLICI SERVIZI NECESSARI, CI FACCIA RITROVARE LA VOGLIA DI LAVORARE GARANTENDOCI LA SICUREZZA DELLA VITA E DEI BENI, E NON CI ROMPA I CORBELLI OBBLIGANDOCI A PENSARE SECONDO QUESTA O QUELLA DOTTRINA POLITICA…”

Era di fatto un partito che non voleva avere un programma “politico” e questo determinò il suo successo, per i motivi che dicevamo sopra: perché rispondeva al sentimento di larga parte del popolo italiano, che tra l’altro era smarrito per l’alleanza governativa tra democristiani e comunisti.

Il Fronte dell’Uomo Qualunque ottenne un buon piazzamento alle elezioni per l’Assemblea Costituente (2 giugno 1946), conquistando 31 seggi. Ma fu soprattutto alle elezioni amministrative del novembre 1946 che il partito di Giannini registrò i maggiori successi.

A Roma il Fronte dell’Uomo Qualunque superava, seppur di poco (il 20,7% contro il 20,3%) la DC. A Bari, Catania, Foggia, Lecce, Messina, Palermo, Salerno si affermava come partito di maggioranza. Ma se al Sud l’affermazione delle liste del “torchietto” era stata strepitosa, anche al Nord venivano conquistati diversi seggi in città dove la presenza dell’Uomo Qualunque era stata, pochi mesi prima, irrilevante. 5 seggi a La Spezia, 4 a Mantova, 7 a Torino, 8 a Firenze; non erano certo grandi cifre, ma divenivano importanti laddove si consideri che in quelle città la lista di Giannini non aveva riscosso quasi nessun suffragio alle elezioni del 2 giugno.

Il successo del Fronte dell’Uomo Qualunque mise in allarme i due maggiori partiti, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista.

Qui sarebbe lungo rileggere la strategia di De Gasperi e di Togliatti, e gli errori di Giannini (che non era un politico e non aveva le astuzie dei suoi due antagonisti). Basti dire che già con le elezioni del 18 aprile 1948 (quelle che videro il trionfo della Democrazia Cristiana) iniziò la decadenza del Fronte dell’Uomo Qualunque. De Gasperi, impostando la campagna elettorale soprattutto in chiave anticomunista, aveva riconquistato la fiducia dell’elettorato moderato, che precedentemente si era affidato al partito di Giannini. Solo nove uomini dell’Uomo Qualunque entrarono in Parlamento. Con le successive elezioni del 1953, il Fronte dell’Uomo Qualunque cessò di esistere.

Perché abbiamo voluto ricordare, seppure a grandi linee, la vicenda di Guglielmo Giannini e dell’Uomo Qualunque?

Perché è interessante notare che nell’immediato dopoguerra, quando il fascismo era un’esperienza vicinissima, quando esistevano ancora fascisti “irriducibili” (uno per tutti: Domenico Leccisi, che nella notte tra il 22 e il 23 aprile 1946 trafugò dal cimitero di Musocco, a Milano, la salma di Mussolini), tuttavia il “pericolo fascista” non era davvero tra i pensieri della maggioranza dell’elettorato, preoccupato piuttosto da una possibile vittoria comunista alle elezioni del 1948. La politica comunista nei Paesi dell’Est, caduti sotto l’impero di Mosca, erano sotto gli occhi di tutti. Il fascismo viceversa era un movimento ormai morto, eliminato dalla Storia e che sopravviveva solo nel cuore di alcuni fascisti irriducibili, mentre quelli più assennati (in particolare ci riferiamo a Michelini, Almirante, Romualdi e altri) avrebbero fondato, il 12 novembre 1946, il Movimento Sociale Italiano (MSI), che mai ebbe nei suoi programmi una restaurazione fascista.

Perché poi l’antifascismo divenne una bandiera da sventolare in ogni occasione? Ne parleremo nel nostro prossimo incontro e grazie a quanti fin qui ci hanno seguito.

 

(continua)

 

Per chi volesse approfondire la storia di Giannini e dell’Uomo Qualunque, segnaliamo questi articoli:

http://win.storiain.net/arret/num100/artic3.asp

http://win.storiain.net/arret/num101/artic4.asp  

 

e questo libro:

La vera storia dell’Uomo Qualunque”, di Luciano Garibaldi e Paolo Deotto – ed. Solfanelli – https://www.edizionisolfanelli.it/verastoriauomoqualunque.htm

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4 commenti su “Parliamo un po’ di 25 aprile – parte seconda”

  1. “Noi non abbiamo bisogno che di essere amministrati: e quindi ci occorrono degli amministratori, non dei politici… (ci serve) un buon ragioniere: non occorrono né Bonomi, né Croce, né Selvaggi, né Nenni, né il pio Togliatti, né l’accorto De Gasperi… (ci occorre) un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada al 31 dicembre e che non sia rieleggibile per nessuna ragione”.

    Sbagliatissimo, caro Direttore… ci voleva, allora come ora, ora più che mai, una prospettiva diversa, quella della “Società partecipativa” secondo Dottrina sociale cattolica:

    https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/i-maestri-2/pier-luigi-zampetti/

    1. Caro Tossani, questo lo sappiamo e infatti lo scopo dell’articolo è far conoscere il fenomeno del “Fronte dell’Uomo Qualunque”, non necessariamente tesserne l’elogio. Comunque, tenga conto del fatto che Giannini si dichiarava apertamente cattolico e che comunque le sue impostazioni politiche erano abbastanza vaghe. E’ un fenomeno che va capito nella situazione peculiare del dopoguerra ed è un fenomeno irripetibile, perchè legato a una figura irripetibile come quella di Giannini.
      PD

    1. Questo è un equivoco in cui si cade spesso, caro Anticomunista. Giannini era cattolico e ci teneva a sottolineare che il suo movimento politico si riconosceva nella morale cattolica e si inchinava di fronte alla Chiesa. Inoltre il Fronte dell’Uomo Qualunque non si fece mai fagocitare dal potere, nè brigò per le poltrone. L’unico punto di somiglianza si può trovare nella sfiducia verso i partiti politici, ma nulla di più. Il Movimento 5 Stelle è diventato organico al potere, come ben abbiamo visto.
      PD

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